A metà degli anni 90 assistetti alle “Troiane” di Euripide con la mia compagna. La rappresentazione della tragedia fu realizzata da un gruppo di attrici greche nella Sala Rios Reyna del complesso teatrale Teresa Carreño a Caracas. Uno scenario disadorno, essenziale, luci basse, a destra Ecuba, Andromaca e Cassandra confinate in uno stretto spazio, in attesa di conoscere la sorte a loro destinata dai vincitori Greci. La recitazione era rigorosamente in greco antico, lingua a noi due sconosciuta, quindi ci affidammo a quello che sapevamo della tragedia, alle voci, alla esigua gestualità dei tre personaggi femminili che voleva sottolineare la condizione di prigionia e la schiavitù a vita che di lì a poco le sarebbe comunicato. L’unico movimento rappresentato fu un oscillare avanti e indietro, avanti e indietro, che durò durante tutta l’interpretazione
Non ricordo effetti speciali, luci, artefatti o parallelismi che alludessero a conflitti contemporanei. Non c’era chiave moderna di lettura, perché quelle esistenze e quei dolori mostravano apertamente gli orrori di ogni guerra.
Tutto era affidato alle voci e a quelle ossessive oscillazioni. E a un certo punto le condannate, sempre ripetendo quel movimento avanti e dietro a loro permesso, cominciarono a piangere, dapprima sommessamente, poi di forma palese.
Ricordo l’emozione che quelle scene produssero sulla mia anima e…..cominciai a piangere anch’io, in silenzio, attento all’epilogo, commosso da quanto vedevo e sentivo, una comprensione diretta, senza parole né spiegazioni.
Fin qui fu una esperienza che può accadere a tutti, una emozione profonda.
Cito questo accaduto perché a distanza di tanti anni, ne sono passati almeno trenta, se rievoco quel vissuto mi viene invariabilmente un groppo alla gola, la voce si spezza, e a volte qualche lacrima spunta. E non riesco più a continuare il racconto di fronte a chi mi ascolta. Quei momenti si sono impressi profondamente quando li rivivo. È una catarsi che dura ancora oggi.
Forse quella esperienza mi ha dato la opportunità di apprendere a piangere in età adulta, a sentire compassione. Non piangevo facilmente prima. Le vie del Signore sono infinite, c’è sempre un apprendimento all’angolo del percorso che ci aspetta. Oggi ho, come si suole dire, la lacrima facile quando certi ricordi del lontano passato si fanno presente.
FILOTEO NICOLINI


