15 FEBBRAIO 1944. L’ABBAZIA DI MONTECASSINO DISTRUTTA DALLE BOMBE AMERICANE, “PER ERRORE”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Franco Cardini
Fonte: Minima Cardiniana

15 FEBBRAIO 1944. L’ABBAZIA DI MONTECASSINO DISTRUTTA DALLE BOMBE AMERICANE, “PER ERRORE”

La memoria. Il dovere della memoria. Proprio così. Come per Auschwitz. Come per le foibe. Sarebbe giusto e nobile ricordare tutto, non usare il ricordo come una clava per schiacciare i ricordi altrui. E sarebbe giusto e bello e utile gerarchizzare le memorie, dare a ciascuna di esse il suo giusto ruolo nella storia, non strumentalizzarne alcuna a vantaggio delle proprie idee o delle proprie convenienze, non trasformarle in alibi né farne oggetto di amnesia.
Quelle bombe di ottant’anni fa distrussero l’abbazia di Montecassino, quella di San Benedetto. Attaccata e distrutta dai longobardi nel VI secolo, dai saraceni nel IX, nel 1944 si era trovata sulla linea Gustav. Le truppe tedesche non l’avevano occupata, anzi si dovette a loro il salvataggio dei tesori dell’abbazia che furono caricati sugli automezzi militari e portati in salvo a Roma, dietro le mura del Vaticano. Il bombardamento degli alleati, il 15 febbraio, fu il risultato di un errore sul quale i giornali del nostro paese, ricordando qualche giorno fa l’evento, hanno sorvolato. Ma una volta distrutto il sacro edificio, i tedeschi vi si asserragliarono: e solo il 18 maggio i polacchi del generale Anders ebbero ragione della loro resistenza.
La storia è complessa: e, quando la si usa (o se ne abusa) per fini politici, o demagogici, o propagandistici, finisce col rendere cattivi servizi a chi cerca di manipolarla. Nel caso di Cassino, la verità dei fatti era in controtendenza rispetto ai copioni ideologici: in quel caso le truppe del Terzo Reich e i loro Alti Comandi si erano comportati con correttezza, mentre il meno che si può dire degli “alleati” è che commisero uno stupido errore la genesi del quale non è stata ricostruita a dovere. Beninteso, i meriti lucrati nel caso cassinese non alleviano di una libbra le gravi responsabilità delle forze armate naziste né il Italia né altrove. Ma quando per anni si è abituati a manipolare la realtà risulta difficile rinunziarvi dinanzi alla perentorietà di fatti che sembrano contraddire la “vulgata”. Fra l’altro, proprio nello stesso periodo, la rispettabilità delle truppe “alleate” era già stata compromessa se non altro dal comportamento delle truppe marocchine del contingente francese, i famosi “marocchinatori” rammentati anche da Alberto Moravia ne La ciociara. Alcune settimane più tardi, la distruzione incidentale del duomo di San Miniato al Tedesco in Toscana – causata dai cannoni americani – venne attribuita a mine tedesche: una leggenda ribadita dal film La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani e davanti alla quale la verità ha penato a farsi strada.
Di queste pietre d’inciampo è piena la strada della storia: sono necessari onestà critica, serietà civica, equilibrio etico, per sottrarsi alle tentazioni o ai ricatti che ci consigliano talvolta di tradire la verità. Ne abbiamo parecchie notizie anche nei media di oggi. E spesso, davanti a situazioni come queste, la fatica degli storici onesti ricorda quella di Sisifo.

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