di Luigi Altea 7 marzo 2016
L’8 Marzo noi uomini diventiamo tutti femministi.
Una volta l’anno si ripete il rito: si agita il grumo maschile della cattiva coscienza, e avviene il miracolo dello scioglimento dei buoni sentimenti…
Sembriamo quegli impenitenti che ostentano una conversione religiosa, il giorno della festa del patrono, mettendosi in processione dietro il carro del santo.
Segue poi la calma piatta della quotidianità, che avvolge i successivi 364 giorni.
I diritti all’uguaglianza o alle pari opportunità, terminata la sfilata elogiativa delle virtù femminili, precipitano nuovamente nella grigia zona dell’indifferenza, e raggiungono il grumo dei buoni propositi dimenticati.
Finita la festa, le donne si ritrovano al solito posto, restituite a quella “tranquillità” che si presenta spesso con la veste della solitudine, dell’abbandono e della discriminazione.
Carissime amiche, non voglio certo rovinarvi questa giornata gioiosa e tutta vostra…
Vorrei soltanto che domani non vi limitaste a viverla come… l’ora di ricreazione, generosamente concessavi dai maschi.
Vorrei che gli auguri che vi faranno, e che affettuosamente vi anticipo, fossero gli ultimi singulti, prima della fine del predominio degli uomini…
Vorrei che in un futuro non lontano la festa, agli uomini, la facessero le donne…
Solo voi, che da sempre vi siete prese cura dei padri, dei mariti, dei figli e dei nipoti, potete prendervi cura anche di questo povero mondo, liberandolo dall’ingiustizia e salvandolo dal disastro.
Gli uomini non ci sono mai riusciti, ammesso che ci abbiano provato davvero.
Felice 8 Marzo! E felicissimo futuro!


