Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Neurodeliri: Draghi e il fallimento della classe dirigente italiana
Neurodeliri
Si comporta come un reuccio sdegnato, si abbandona a conferenze sarcastiche e aneddotiche, punta i piedini, risponde neghittoso ai richiami della presidenza, tiene il mondo col fiato sospeso…Quest’uomo è un mistero…Va ai summit e si vede che è contento come una pasqua…accolto in un mondo nuovo, sotto i riflettori, sino ad allora precluso per uno abituato alla penombra della finanza…è così contento da sembrare goffo, come il contadino che arriva in città. Cioè gli piace un sacco. Però nello stesso tempo manifesta chiari sintomi di insofferenza agli oneri del governo….è disamorato, stressato, renitente….sicchè è lo stesso capo dello stato che deve richiamarlo all’ordine, come fosse uno scolaro svogliato. La condotta politica è poi altrettanto misteriosa….Nel mentre è intento a disegnare il paradiso si compiace di fare tresche e scaramucce…fomenta una scissione, sbordeggia col comico al telefono, quasi che Conte sia per lui una spina nel culo che non gli da pace…salvo poi dichiarare che senza di lui la sua vita politica non ha più senso…..
Trovare una ratio in tutto ciò è davvero difficile. Oddio può anche darsi che alla fine questo ondivago tramestare riveli il suo scopo: una tattica confusionaria per essere installato al comando con pieni poteri sotto lo scudo della Nato e delle Eurotowers. Non è da escludere. Ma neanche è da escludere un incontenibile degrado pischico. Che se il 5S sono i bambini che non vogliono crescere, come scrive lo psichiatra di Palazzo al servizio mdi Italia Viva, implacabile come la peronospora (o la pronospera, una zia cattiva e petulante, come la chiamava mio padre), questa a tutti gli effetti sembra una forma di marasma narcisistico senile con elementi di demenza.
Una tesi, a mio parere, per la quale non mancano addendi a dimostrazione. Il capo sono io, mi avete rotto le scatole, e gnè gnè gnè… Il marasma idiosincratico, il narcisismo incontenibile, il personalismo più infantile, possono anche essere considerati effetti necessari quanto perversi di una epistocrazia impotente che ha perso ogni forma di ritegno. Sicchè per contrappasso alla rivoluzione fanciullesca contra la casta e i suoi sapienti, staremmo transitando, per reazione, a una patologia senile di demenza castale.
Il mondo delle oligarchie sapienti non è in sè scevro da piccinerie narcisistiche, Basta considerare gli odi che attraversano il mondo accademico e le cerchie professionali…Talvolta più meschine nella loro fanciullesca acrimonia di quanto si reputa nei peggiori bar di Caracas. Cionondimeno ogni sistema oligarchico ha in sè la sua misura sistemica. L’inimicizia non deve superare la soglia che mette a repentaglio la funzione e la sopravvivenza dell’oligarchia medesima. Soprattutto non deve essere alterato l’equilibrio paritario fra i membri. L’oligarchia è nemica del cesarismo e lo teme come un pericolo mortale. Finchè è forte e autorevole lo tiene lontano da sè. Negli atenei, ad esempio, il ‘magnifico rettore’ è null’altro che un funzionario, un primus inter pares. E così accadeva nelle repubbliche oligarchiche.
A Bologna, la città che fra tutte ha goduto in epoca barocca e senatoria del più prolungato regime oligarchico-pattizio, le regole imponevano che nessun casato aristocratico prevalesse sugli altri, persino nell’architettura esteriore. Lo sfarzo era permesso all’interno dei palazzi, ma non nelle facciate e nelle dimensioni del fabbricato. Per non suscitare invidia e corrodere l’equilibrio simbolico del potere. Quando i Bentivoglio vollero imporre la signoria erigendo un principesco palazzo sovrastante tutti gli altri, la città si ribellò e il palazzo fu abbattuto e vituperato al punto che tutto ciò che rimane è una collinetta di detriti denominata Via del guasto.
Una oligarchia sana e cosciente di sè tiene alla larga ogni cesare. A meno non sia così in crisi da entrare nel delirio. In queste fanatiche e scomposte esaltazioni di Draghi come grande condottiero, in sè e per sè, probabilmente, un disagiato e un inadatto, si riflette la crisi clamorosa della classe dirigente italiana, tecnica e politica, culturale ed economica. Una oligarchia fallimentare. Un delirio.
L’epistocrazia che dal regno platonico, neutro e saggio, del sapere e della tecnica, in sè politicamente indivisivo e spassionato, senz’altro nemico che l’ignoranza e la partigianeria, scaraventa nella follia idiografica e nel personalismo sfegatato. Dalla simpatia all’antipatia congenita. Dall’oligarchia all’idiosincraasia.


