Non è dittatura ma inquieta

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Michele Prospero
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://ilmanifesto.info/non-e-dittatura-ma-inquieta/

Michele Prospero,

Sbarazzandosi della formula della deriva autoritaria, Sabino Cassese non sembra aver risposto agli interrogativi profondi che il cantiere delle riforme ha suscitato

È age­vole sba­raz­zarsi di una for­mula, per sua strut­tura fra­gile, come quella della deriva auto­ri­ta­ria. E però, dopo aver smon­tato una espres­sione di bat­ta­glia gra­cile ana­li­ti­ca­mente, Sabino Cas­sese (sul Cor­riere della Sera del 12 feb­braio) non sem­bra aver rispo­sto agli inter­ro­ga­tivi più pro­fondi che il can­tiere delle riforme ha susci­tato. Non ci sono colpi di Stato, sedi­zioni e rot­ture della lega­lità in vista. E que­sto rilievo scon­tato però non dà il giu­sto referto sul reale stato di salute della democrazia.

Dopo­tutto, nean­che le sospen­sioni (quelle vere) dell’ordinamento libe­rale ebbero biso­gno di grandi cesure for­mali. Sul piano della forma, nes­suno ha mai can­cel­lato lo Sta­tuto Alber­tino. Ma oggi, che non sono in alcun modo in gioco rot­ture della con­ti­nuità costi­tu­zio­nale, il man­te­ni­mento della forma coin­cide con l’imposizione di cur­va­ture che ne alte­rano visi­bil­mente la sostanza.

E’ vero che la Costi­tu­zione non vieta che a Palazzo Chigi possa entrare un poli­tico non di estra­zione par­la­men­tare. E però la man­canza di un impe­di­mento nor­ma­tivo non esime dal doman­darsi se il ricorso, come capi di governo, a tre per­so­na­lità non elette in vent’anni sia indice di una con­di­zione otti­male del sistema isti­tu­zio­nale. In altre demo­cra­zie euro­pee non si riscon­trano nor­mal­mente que­sti appalti del potere a figure matu­rate al di fuori della vicenda parlamentare.

Che poi pro­prio un lea­der non eletto si dedi­chi ad impian­tare una ine­dita figura di governo costi­tuente (che dirige le ope­ra­zioni di riforma delle isti­tu­zioni secondo un crono pro­gramma, con sedute fiume, can­guri e agita di con­ti­nuo la minac­cia dello scio­gli­mento anti­ci­pato in caso di voto in aula dis­si­mile da quello sol­le­ci­tato dall’esecutivo) non graf­fia alcuna forma ma taluni pro­blemi li sol­leva comun­que. Nes­suna regola è stata infranta, però è un cam­pa­nello d’allarme il fatto che il capo dello Stato appena eletto risulti desi­gnato da par­titi che nel loro com­plesso non supe­rano il 38 per cento dei voti. Nes­suna “inci­denza” o vio­la­zione della carta, sicuro, ma è pro­prio que­sto il senso delle clau­sole costi­tu­zio­nali in merito ai modi dell’elezione del capo dello Stato e riguardo alle deli­cate fun­zioni di garan­zia del Quirinale?

Il fatto che niente si muova che auto­rizzi a col­ti­vare il com­plesso del tiranno, ras­si­cura Cas­sese. Il suo è un rigido schema dia­dico: o un truce tiranno alle porte o la bella quiete costi­tu­zio­nale assi­cu­rata. Esi­stono però gra­dua­zioni nella vicenda poli­tica che non ven­gono con­si­de­rate. Non è solo il governo auto­ri­ta­rio che, con le sue «azioni e cospi­ra­zioni», allarma in uno Stato costi­tu­zio­nale di diritto. Biso­gna valu­tare anche altre mal­for­ma­zioni del sistema. Altri­menti si col­tiva una visione troppo angu­sta della nozione di costi­tu­zio­na­li­smo, fermo alla pola­rità tra una cospi­ra­zione in salsa car­bo­nara e un prin­ci­pio di lega­lità cal­pe­stato da “sac­che di ribellismo”.

I con­tro­po­teri sulla carta esi­stono ma se, come è appena acca­duto per il Colle, sono appan­nag­gio di una mino­ranza che, inca­me­rando il cospi­cuo pre­mio di seggi, li con­qui­sta, la loro inci­denza ope­ra­tiva nel con­trollo di auto­rità sfuma pro­gres­si­va­mente. E se poi i con­tro­po­teri distri­buiti nel ter­ri­to­rio per­man­gono, ma con il ricorso a ele­zioni di secondo grado restano privi della legit­ti­ma­zione popo­lare c’è una con­tra­zione demo­cra­tica. Ci sono organi di valenza costi­tu­zio­nale, nei quali cioè si arti­cola la repub­blica, come le pro­vince, o ambiti della rap­pre­sen­tanza come il senato, che sono stati sot­tratti alla sovra­nità popo­lare. E que­sto non è una dimi­nu­zione rile­vante della sostanza del prin­ci­pio democratico?

Ha certo ragione Cas­sese nel dire che la demo­cra­zia, nono­stante lo spi­rito di fazione, è da rite­nersi fuori peri­colo. E che esi­ste un ras­si­cu­rante patriot­ti­smo costi­tu­zio­nale. E però rei­te­rati pre­si­denti del con­si­glio non par­la­men­tari, premi di mag­gio­ranza abnormi, poteri non più elet­tivi, dimi­nui­scono sen­si­bil­mente la qua­lità della demo­cra­zia. Altre sfide insi­diano oggi il costi­tu­zio­na­li­smo, non quelle del tiranno in mar­cia. Il nodo cru­ciale che Cas­sese tra­scende, pre­fe­ri­sce stig­ma­tiz­zare chi ancora inclina «a non farsi gover­nare» (ma è il Por­cel­lum che ha richie­sto 5 pre­si­denti del con­si­glio in 8 anni!), è che per via ordi­na­ria (muta­mento della sola legge elet­to­rale) si altera ancora una volta la forma di governo con l’elezione diretta del «capo politico».

L’Italicum è una aber­ra­zione per­ché con­serva la par­venza di una con­sul­ta­zione di tipo pro­por­zio­nale (con una attesa “in entrata” orien­tata quindi al prin­ci­pio della rap­pre­sen­tanza) ma si con­verte di sop­piatto nel suo oppo­sto, con un uni­cum su scala mon­diale, il bal­lot­tag­gio di lista (con un esito “in uscita” che indossa la cami­cia di forza della gover­na­bi­lità, con un bipar­ti­ti­smo mec­ca­nico aperto al domi­nio della mino­ranza). Con tale meta­mor­fosi che, da una ini­ziale aspet­ta­tiva pro­por­zio­nale, regala poi un arti­fi­cioso con­ge­gno mag­gio­ri­ta­rio, si deter­mina uno squi­li­brio irra­gio­ne­vole negli effetti del voto e una alte­ra­zione nella com­po­si­zione e nella fun­zio­na­lità degli organi costituzionali.

Emerge pro­prio in que­sto occa­sio­na­li­smo poli­tico, che cuce una legge elet­to­rale sul corpo del vin­ci­tore desi­gnato, la impo­tenza del costi­tu­zio­na­li­smo, che aveva dichia­rato ille­git­tima la legge elet­to­rale Cal­de­roli e deve ora veder­sela ripro­po­sta con una varia­zione solo mar­gi­nale. Cas­sese non deve per­ciò guar­dare verso il bal­cone in attesa che qual­che tiranno si affacci di nuovo ad ipno­tiz­zare la folla o in dire­zione di movi­menti sedi­ziosi dal basso, gli baste­rebbe scru­tare il testo della nuova legge elet­to­rale per rima­nere sfio­rato da una qual­che sana inquie­tu­dine sulla fab­brica legale di un dispo­ti­smo della minoranza.

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