Occorre una svolta nel percorso in essere delle due nuove aree della sinistra

per Riccardo Aprea
Fonte: il testo è mio e lìho pubblicato mieri sulla mia pagina Facebook
E’ assolutamente necessario, se si vuole evitare una cocente delusione di quella grande parte del cd popolo della sinistra che non vota da anni, che le due sensibilità, le due anime della sinistra che stanno prendendo corpo (in sintesi l’area del Teatro Brancaccio, animata da Montanari-Falcone, e l’area di Campo progressista, ora Insieme, animata da Pisapia e Art. 1 -Mdp) e che stanno avviando un percorso verso la costruzione, se non nell’immediato di un partito, di una lista elettorale fondata su valori e programmi di forte discontinuità rispetto a scelte pur recentemente operate dal centrosinistra a guida PD, si parlino e si confrontino, ora, bandendo ogni forma di reciproco tatticismo, di idiosincrasia caratteriale, di visione corta e asfittica di ciò che occorre per cercare di dare una svolta profonda alle scelte economiche-sociali-ambientali-civili del Paese Italia e, contribuire all’affermazione di un’analoga svolta a livello dell’Unione Europea. E sono molto contento che Sinistra Italiana, attraverso il Suo segretario Fratoianni (V. Huffington Post) ha esplicitamente invitato l’area Pisapia – Insieme ad avviare questo fondamentale confronto.
Per come la vedo io, il presupposto imprescindibile perché una discussione proficua si avvii è costituito dall’importanza fondamentale, essenziale, dirimente che si deve dare all’impianto valoriale-programmatico che si vuole perseguire e che, quindi, deve essere l’ossatura del confronto.
Si tratta di un fattore di decisiva importanza, sia sotto il profilo della verifica nel concreto di unificare i due percorsi, attualmente, distinti, sebbene caratterizzati da un forte intreccio dei tanti interessati, sia sotto il profilo della verifica di possibili alleanze dopo il voto.
Non c’è dubbio, infatti, che l’auspicata, da parte mia, unica lista-forza elettorale debba essere caratterizzata da una forte autonomia politico-culturale rispetto al Partito Democratico e deve caratterizzarsi, appunto, per l’impianto valoriale-programmatico.
Non ha senso insistere, e qui mi rivolgo soprattutto all’area di Insieme, sulla necessità di costruire una nuova forza di SINISTRA DI GOVERNO, quasi che l’altra area sia interessata a costruire una forza di SINISTRA NON DI GOVERNO (OPPOSIZIONE), per il semplicissimo motivo che una forza che nasce su un impianto valoriale-programmatico che punta a:
  • realizzare una politica economica e sociale fortemente orientata ad una drastica riduzione della forchetta fra le fasce sociali situate nella parte più bassa della scala sociale e quelle situate nella parte più alta (lotta alla disuguaglianza);
  • realizzare una politica economica fondata su una nuova campagna di investimenti pubblici (keynesianamente capaci di sviluppare un effetto moltiplicatore che coinvolga anche capitali privati) in settori strategici per il nostro Paese, di cui si parla ormai da anni, ma verso i quali non si intravede alcun cambio di rotta (tutela del sistema idrogeologico, manutenzione ordinaria e straordinaria della rete degli acquedotti, messa a norma antisismica, previo monitoraggio di massa, del patrimonio immobiliare, ulteriore spinta alla produzione di energia elettrica attraverso fonti rinnovabili, ecc.); politica economica che potrà produrre nuova e buona occupazione;
  • avviare una nuova stagione dei diritti civili, da quelli del mondo del lavoro (ripristino della tutela reale – rispristino cioè del posto di lavoro, in caso di licenziamento senza giusta causa – a quelli della convivenza sociale, fin d’ora operando perché già in questa legislatura si approvi definitivamente l’introduzione del diritto alla cittadinanza italiana in forza dello ius soli;
  • confermare, da un lato, la politica dell’accoglienza verso gli immigrati, dall’altro avviando al contempo un confronto severo e puntuale con l’UE perché, al di là dei pur necessari sostegni economici all’Italia e alla Grecia a tal fine mirati, tutti i paesi europei si facciano carico dell’accoglienza di quote di immigrati;
a introdurre, in buona sostanza e senza farla troppo lunga, elementi di socialismo nell’assetto sociale del Paese, non può che essere una forza che, lungi dal semplicemente agitare queste politiche, intende concretamente realizzarle e che, pertanto, non può non aspirare alla dimensione del governo.
Sotto questo profilo che definisco, appunto, valoriale-programmatico, a me sembra che una base di discussione e di confronto di livello alto possa essere costituta dall’intervento che ha tenuto Bersani nel corso della manifestazione dell’area Pisapia-Insieme nel corso della manifestazione a Santi Apostoli del 1/7 scorso
E’ chiaro, quindi, che su questo punto non è possibile avviare una discussione preventiva, non potendosi prescindere da quello che sarà l’esito del voto, cui saremo chiamati l’anno prossimo e la conseguente dislocazione delle forze politiche.
Ciò che resta fondamentale, a mio parere, è il reale livello di credibilità che questa forza dimostrerà di avere sull’importanza del proprio programma di trasformazione e, in particolare, anche a prescindere, dai singoli provvedimenti, sulla sottostante ispirazione di fondo, sul sottostante impianto valoriale.
In politica, come nella vita, non è possibile prevedere tutto, però, per decidere quale potrà essere il reale comportamento post-elettorale della nuova formazione, occorrerà essere disponibili a valutare entro quali limiti, rispetto al tutto del proprio programma, si è disponibili a trattare per raggiungere un possibile accordo di governo.
Anche questo aspetto, pertanto, dovrà essere oggetto di quel confronto immediato che auspico fra le due anime di questa nuova sinistra in formazione.
Dal mio punto di vista, consapevole che questa disponibilità non è qualcosa di misurabile in modo oggettivo, ma politicamente, il limite invalicabile non è dato da un maggiore o minore gradualismo, ma dal garantire comunque un’inversione di rotta, dal fare in modo che in ogni provvedimento che si deciderà di concordare con un possibile alleato sia comunque ravvisabile, sostanzialmente, una coerenza con la l’ispirazione valoriale di fondo.
Se si valutasse, nel concreto, l’insussistenza della possibilità di un tale percorso, l’opposizione sarebbe la dislocazione politica da cui, comunque, battersi per il proprio disegno di trasformazione politico-sociale.
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