Odio l’ingratitudine

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

 

Ci sono due Italie. Una lotta ogni giorno con il virus e lo fa a costo di grandi sacrifici. L’altra è impegnata da tempo nella fase due, ma non quella socio-economica, no, quella politica. E lo fa con una pervicacia tale, che quasi quasi la invidio. Le proposte sono variegate. Vanno da un gabinetto Draghi, a un governo di unità nazionale, al governo di salute pubblica. C’è poi chi vuole le elezioni a maggio, a giugno, a luglio, a settembre. Chi dà per defunto politicamente Conte. Chi invece, pur di vedere nel fango i 5stelle e in crisi la sinistra che ci dialoga, è pronto a qualunque soluzione, anche le più impervie. Certo, bisognerebbe fare i conti con i numeri parlamentari. Ma l’Italia insofferente a questo governo non ne fa una questione di numeri, ma di principio: Conte se ne vada e faccia spazio a non si sa cosa, purché se ne vada. Ferdinando Casini, che interpreta il centro come una oscillazione pendolare da destra a sinistra, oggi fa una profezia (le epidemie producono profeti, si sa): tra due mesi, dice, con gli italiani senza una lira e impossibilitati ad andare in vacanza, ci sarà la rivolta sociale e Conte verrà rovesciato (“mandato via coi forconi” pare abbia detto a Minzolini). Immagino che dalla rivolta, che forse Casini auspica oltre che profetizzare, sorgerà un governo nuovo, capace di prendere a ceffoni il virus e donare la ricchezza in un battibaleno a tutti. O miracolo, diceva Troisi!

Ci sono sentimenti e sentimenti, tutti rispettabili. Ma uno, secondo me, è il più nobile, ben più dell’amore e dell’amicizia, ed è quello della gratitudine. Tutti quelli che attizzano il fuoco per cacciare il governo e magari mandarci a elezioni ad agosto, tutti in fila con le mascherine sotto il solleone, non sanno nemmeno cosa sia la gratitudine, e per questo li disistimo profondamente. Il governo Conte, in questi mesi, ha affrontato una pandemia come mai si era visto da decenni e lo ha fatto con nervi saldi, senza perdere mai la calma, profondendosi in misure inedite, in mezzo alla malattia, alla sofferenza, alla fatica, ai morti, cercando di salvare la sanità pubblica dal disastro, alla ricerca di risorse per acquistare dispositivi, attrezzature mediche, garantire il cibo (il cibo!) a molti italiani e ragionare sulla fase due con tutte le cautele possibili. È il governo migliore che l’Italia abbia avuto (ha!) da decenni. È il più omogeneo possibile oggi. Ci ha messo al sicuro e ha salvato, con ogni probabilità, decine di migliaia di vite. I cittadini questo lo sanno, e difatti lo sostengono. Lo sanno anche medici e infermieri, lo sanno i volontari, lo sanno gli italiani che si sono chiusi in casa senza manifestare segni di insofferenza (almeno i cittadini comuni, poi c’è sempre una minoranza di narcisi).

Dinanzi a tutto questo che fa la borghesia italiana? Che fa l’informazione? Cosa fanno quelli del Papeete? Quelli del sovranismo? Quelli del no al MES, ma no anche agli eurobond, no all’Europa, no alla chiusura quando si apre e alla apertura quando si chiude? Pensano alla loro fase due, quella politica, quando potranno tornare a lasciare i barconi in mare, urlando: dagli al negro! Oppure pensano a Draghi, al governo di salute pubblica, a qualunque cosa possa destabilizzare la situazione in nome di un futuro non si sa quale. Quando invece si dovrebbe essere grati, e qualcuno persino fare un sospirone di sollievo perché non si è trovato lì a ballare nel momento peggiore. Spiace dirlo, ma un Paese che non è grato a nessuno e che brucia tutta la qualità in impeti di narcisismo o di opportunismo, non è il mio. Il mio Paese è quello dei lavoratori più umili, delle persone fragili, dei malati, di chi sta in casa quando gli viene chiesto, di chi non vuole essere protagonista a tutti i costi, di chi vede il bene pubblico prima del proprio, di chi non trama, di chi non tenta di affondare la barca su cui stiamo tutti, di chi lotta ogni giorno per la salvezza degli altri senza essere un eroe, ma un lavoratore malpagato che meriterebbe considerazione e qualche euro in più. Il mio Paese è quello che sa dire grazie anche a un governo della Repubblica, se è il caso. E questo è il primo governo, da decenni, a cui dico davvero grazie. Si sappia. Odio l’ingratitudine e, prima ancora, gli ingrati.

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