PATRIMONIALE?  VANTAGGI ANCHE PER I SUPER RICCHI!

per mafalda conti
Autore originale del testo: Vincenzo Dambrosio

PATRIMONIALE?  VANTAGGI ANCHE PER I SUPER RICCHI!

Quanto riportato nel titolo può sembrare una provocazione. Non è così e proverò a dimostrarlo.

La mia Ipotesi: una patrimoniale di 75/miliardi. Franchigia di 500/mila euro. Imposta 0,5% fino a un milione di euro e poi con un incremento dello 0,1% per ogni 100/mila euro fino a consentire di raggiungere il target.   Abolizione nel frattempo  per  imu e imposte su depositi e c.cti bancari.

Il netto  ammonterebbe almeno a  50/miliardi.

Come utilizzarli?

  • Aumento delle pensioni minime a non meno di 1000/euro.
  • Riduzione dell’irpef sulle persone fisiche per almeno 30/ MDI, partendo dai redditi più bassi.
  • 10/15 MDI da destinare a riduzione dell’Irap per le imprese e del cuneo fiscale sui salari.

Da affiancare:

A fronte delle detrazioni fiscali e dei tanti bonus, che ammontano a non meno di 30/miliardi di euro l’anno, emettere dei buoni fruttiferi “perpetui” a un tasso del 3%, negoziabili in Borsa e con eventuale facoltà di rimborso a estrazione in base alla crescita del Pil.

Destinazione? INVESTIMENTI PUBBLICI!

Impatto sul debito pubblico? Intorno al miliardo!

Perché? a) la riduzione delle imposte sarebbe coperta dalla patrimoniale; b) I buoni  del tesoro perpetui sarebbero in sostituzione dei bonus e delle detrazioni fiscali, col vantaggio per le finanze dello Stato perché non rimborsabili.  Nuovo debito quindi solo per gli interessi sui buoni qui citati.

VANTAGGI:

 PER LE PERSONE FISICHE E PER LE IMPRESE.

Aumento per i pensionati con meno di 1000 euro il mese.  Per la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi l’eventuale imposta patrimoniale sarebbe compensata ampiamente dalla riduzione dell’irpef.  Per chi avesse solo  reddito da proprietà immobiliari, l’eventuale patrimoniale sarebbe compensata almeno in parte dall’abolizione dell’Imu.  I dipendenti, che fossero incapienti, trarrebbero  vantaggio dalla riduzione del cuneo fiscale. Alle imprese verrebbe  abolito l’imu, ridotto l’irap e una parte dei contributi previdenziali e il tutto potrebbe consentire un ulteriore aumento  dei salari.

VANTAGGI PER L’ECONOMIA E PER LA SITUAZIONE FINANZIARIA DEL PAESE:

  1. Spinta sui consumi;
  2. I 30 miliardi annuali d’investimenti pubblici comporterebbero una crescita del Pil di almeno 50/MDI l’anno; il debito pubblico rimarrebbe sostanzialmente invariato.

Da tenere presente inoltre che, con la patrimoniale si colpirebbe la ricchezza accumulata con l’evasione fiscale e con le attività illecite! Le scelte di politica economica avverrebbero all’interno del Paese e non sarebbero imposte dall’esterno, come sta avvenendo con tanto osannato Recovery  Fund!

 

E I VANTAGGI PER I PIU’ RICCHI?

L’Italia, che tornasse ad avere:

–    una crescita economica  duratura intorno al 3%

  • un tasso d’inflazione sotto la crescita del Pil;
  • un debito pubblico stazionario e con un indice debito/Pil in costante diminuzione,

non sarebbe più considerato dalle “ temute” agenzie di rating e dai mercati finanziari un paese  “a rischio”.  In un clima del genere chi  trarrebbe maggiore vantaggio se non i più ricchi?

Allora perché in Italia il solo pronunciare la parola “patrimoniale” suscita tante polemiche?

  • Perché in quella, che dovrebbe essere la Sinistra, ci sono tanti, che temono di perdere le loro poltrone, paventando di non contare più sui voti del ceto medio. Non si accorgono però che il ceto medio sta sparendo mentre aumenta sempre di più la fascia dei meno ambienti e questi  ultimi, sentendosi abbandonati,  sono  sempre più ammaliati dalle sirene dell’estrema
  • Dalla parte opposta, c’è il fuoco di sbarramento di giornali e giornalisti che, pur di difendere gli interessi dei propri padroni, spargono ingiustificati allarmismi (per non usare un altro termine più calzante).

 

ALTERNATIVA ALLA PATRIMONIALE?  L’INFLAZIONE: L’IMPOSTA PIU’ INIQUA!!

Perché più iniqua?

Perché forse alleggerirebbe il peso del debito pubblico e delle imprese, ma sarebbe devastante per i mutui e i prestiti “a tassi variabili” delle famiglie; inoltre farebbe evaporare risparmi e redditi della grande maggioranza degli italiani!

 

Al  riguardo, ci sono segnali sempre più preoccupanti. Da mesi i costi delle materie prime e dei servizi a esse connessi, sono in forte tensione.

In assenza di tempestivi correttivi da parte delle Banche Centrali ci si potrebbe trovare in una situazione esplosiva.

Se disgraziatamente tornassimo ad avere un’inflazione a due cifre, come negli anni 70/80’ del secolo scorso, le conseguenze sarebbero molto più drammatiche di allora, sia per quanto riguarda l’andamento dell’economia in generale sia soprattutto sul piano sociale.

Negli anni sopra citati, lavoratori dipendenti e pensionati potevano contare su uno strumento, non perfetto e sotto qualche aspetto perverso, ma che garantiva un sia pur parziale adeguamento di salari e pensioni al “ costo della vita”. Si chiamava “scala mobile” o “contingenza!  Ora, in pratica non c’è più. Inoltre in quegli anni, grazie alle unitarie lotte sindacali, i contratti di lavoro erano regolarmente rinnovati ogni due/tre anni. Adesso quando vogliono le controparti e bisogna pure accontentarsi di briciole! Forse sarebbe il caso che lo strumento accennato fosse ripristinato. Riveduto e corretto, su base annuale anziché trimestrale; con l’incidenza sui salari assorbita in occasione dei rinnovi contrattuali.

 

“Ragionateci sopra”, come direbbe il governatore del Veneto Luca  Zaia.

Grazie, per chi è arrivato fino in fondo.

Vincenzo Dambrosio.

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