Pisapia, vedo gente, faccio cose

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2442

di Lucia Del Grosso – 11 febbraio 2017

Ho letto l’intervista di Aldo Cazzullo a Pisapia e devo dire francamente che ho fatto fatica a trovarci qualcosa di profondo. Apprendo che va in giro per l’Italia, della serie “Vedo gente, faccio cose”, ma, a parte l’intenzione di delimitare un campo di alleanze che comprende PD, liste civiche, ecologisti e poi si vedrà non rinvengo uno straccio di progetto, se non un generico intento di rifondare la politica.

E’ consapevole Pisapia che siamo di fronte ad una crisi di sistema, che occorre una lettura di fase, che è necessario affrontare nodi ineludibili, quali anche il rapporto con l’Europa, la questione dell’Euro, il contrasto all’ordoliberalismo, tanto per fare la lista della spesa, e che di fronte a questo quadro una forza di sinistra deve rispondere prima alla domanda “Che fare” e poi alla domanda “Con chi stare”?

Ho l’impressione di no. Indizi: esprimendosi su Renzi, udite udite che profondità di giudizio è contenuta nella risposta “Ha lati positivi: coraggio e, all’inizio, capacità innovativa. Ha portato a termine riforme ferme da decenni, a cominciare dalle unioni civili; ma ha anche sbagliato sul referendum e su altre riforme che si sono trasformate in controriforme, ad esempio sul Jobs Act. Dovrebbe ascoltare di più. E non ha capito che i corpi intermedi sono importanti; a cominciare dai sindacati”.

Tutto qui? Ha capito Pisapia che il Jobs Act non è un indidente di percorso del PD (tutto il PD, non solo Renzi) dovuto alla mancanza di ascolto dei sindacati? Pensa forse che riattrezzare qualche tavolo di concertazione basti ad allontanare il PD da politiche liberiste del mercato del lavoro? Ad un partito non liberista non sarebbe neanche venuto in mente di approvare quell’obbrobrio, anche senza sentire i sindacati!

A quale logica risponde il Jobs Act? A quella del monetarismo di Friedman, è tanto chiaro. Secondo questa teoria il mercato del lavoro, come quello dei beni, è sempre in equilibrio, cioè c’è sempre piena occupazione, purché non siano di intralcio i sindacati che, pretendendo barriere all’uscita (cioè ai licenziamenti) impediscono al salario di raggiungere il livello al quale le imprese ritengono conveniente assumere tutta la forza lavoro disponibile. In altri termini dietro ricatto di licenziamento i lavoratori si mettono in competizione tra di loro e la loro posizione arretra in termini di salario diretto (stipendio), indiretto (welfare e servizi) e differito (pensioni). E questa è una concezione del Paese di destra, non un momento di distrazione dal dibattito sindacale. Anzi, la distruzione dei corpi intermedi è funzionale all’attuazione di questo disegno ostile ai lavoratori.

Perciò quale campo largo di centrosinistra vuole costruire Pisapia senza risolvere questo tema centrale, che d’altra parte mostra di non avere capito nemmeno lui?

E mi rammarico che non sia nemmeno il solo, dato che Scotto ha definito l’operazione di Pisapia “ambiziosa”. Ambiziosa????? In cosa sarebbe, di grazia, ambiziosa, una strategia vecchia di almeno trent’anni, cioè un blando progressismo che si è esercita solo sui diritti civili, ma regressivo nei diritti sociali?

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