di Giuseppe Casadio – 14 aprile 2017
RICREAZIONE FINITA
Ok, nessuna frenesia, lavoriamo con raziocinio, sapendo che la fase politica è molto fluida, che non ci piace la politica gridata fatta di annunci e di immagine.
Noi vogliamo che la sinistra ritrovi e riproponga i suoi valori, noi pensiamo al popolo disorientato e disilluso, non al ceto politico.
E intendiamo essere snodo e artefici di una rete di relazioni ampie, senza settarismi; con la sola discriminante che l’orizzonte a cui tendiamo è una rinnovata “sinistra di governo”, pluralista, inclusiva e popolare.
Ricominciando ad ascoltare i problemi reali delle persone, su scala locale e a livello generale, e a cercare con esse soluzioni.
Bene l’annunciata conferenza programmatica, altrettanto necessaria la capacità di iniziativa a livello locale.
Indubbiamente questo impegnativo “dover essere” impone lucidità e saggezza; nessuna frenesia, soprattutto in questa cruciale fase di avvio dell’esperienza. Parlo del MDP – art. uno, ovviamente.
Ma è altrettanto urgente segnare tempestivamente e in modo visibile, ovunque, la nostra esistenza.
Il movimento non vuole limitarsi ad essere la “falange dei fuoriusciti dal PD”; già oggi è di più, e quindi anche più ricco; ma quello che è avvenuto nelle scorse settimane, e che a MDP ha dato vita (intendo la cesura politica avvenuta nel PD) è stato un episodio rilevantissimo nella vita politica del Paese – non solo del PD -; e sarebbe colpevole derubricarne il significato, mettervi in qualche modo la sordina, per qualsivoglia ragione. Chi lo ha animato e vissuto, al centro come in periferia, ha scelto collettivamente di separarsi dal PD, valutando sbagliate, non da oggi, molte scelte del PD stesso. Valutandole orientate ad un orizzonte diverso da quello di “dar vita ad una sinistra di governo pluralista, inclusiva e popolare”.
Il tutto non è avvenuto perché qualcuno ha litigato, bensì a seguito di una analisi politica che ci ha trovato, ripetutamente, su sponde diverse, orientati a finalità diverse.
Ed è avvenuto in forma collettiva, cosa in sé molto più significativa di tanti precedenti abbandoni individuali.
Potrà avvenire in futuro una evoluzione di questa situazione, in virtù di fatti e scelte oggi imperscrutabili? Si vedrà; la storia non finisce mai domani. Ma oggi qui siamo. Dobbiamo dirlo. Anzi: dobbiamo rivendicarlo. E deve sentirci la gente oggi sfiduciata e disorientata, altrimenti tutta l’operazione perde rilevanza.
Tenere assieme tutti questi aspetti (la prudenza necessaria per come muoverci quotidianamente, con l’orgoglio legittimo per la scelta compiuta) è certamente difficile, ma la fase in cui siamo ce lo impone.
Una scelta tanto forte va meditata con molto senno (personalmente ho riflettuto molto, prima di decidere) ma una volta compiuta non può essere a metà.



