Populismo è potere sotto altre spoglie

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 18 gennaio 2019

Tempismo perfetto. L’uno-due (reddito di cittadinanza più quota 100) sarà il nerbo di una campagna elettorale che si annuncia già perfetta. Probabilmente consentirà un incasso a breve alle europee e per un momento farà dimenticare la manovra correttiva, che ci sarà dopo le urne. Incassato il dividendo, il problema sarà ‘che fare’ dopo. Probabile la possibilità che si scarichi su un governo tecnico il compito di gestire la recessione e di metterci una pezza. Mossa utile anche per utilizzarlo come punching ball nella campagna delle politiche anticipate, magari in autunno, garantendosi il controllo della piazza inferocita dai ministri-professori che imporranno una stretta economica dopo l’ubriacatura di questi giorni.

Non so se andrà proprio così. Fatto sta che i ‘populisti’ dimostrano di saper gestire bene i tempi della politica, quanto se non meglio dei loro avversari. E di intendere il potere in modo cristallino, avendone perfetta dimestichezza. Ma quale populismo, verrebbe da dire, gli avvocati del popolo sembrano élite come e più della presunta tale, si muovono nel Palazzo con dimestichezza, conoscono molto bene i segreti della comunicazione politica, maneggiano perfettamente gli arnesi istituzionali pur disprezzandoli, fanno uso della simbologia come una volta i faraoni, o i re, o gli imperatori. E dunque fanno bella mostra con le loro slides né più né meno di Berlusconi o Renzi. Sono potere e non per caso, ma per progetto, per carattere, direi quasi per natura o per missione.

La favola del populismo è una favola tragica: si ammanta di popolo, ma è una (rozza o raffinata, fate voi) essenza del comando politico più sopraffino. Quando cala il velo, ti accorgi che il ‘popolo’ (o presunto tale) è solo una tacca ideologica per gente avvezza, capace di far leva sugli impulsi profondi della folla e così spiccare un balzo fino al balcone più alto. Una favola che è una truffa, di cui il ‘popolo’ (così definito) ci è caduto in parte per insipienza, risentimento, odio sociale, in parte per buscarci qualcosa (meno tasse, 85 euro, reddito di cittadinanza, prepensionamenti, condoni o moratorie fiscali). Propaggine finale, quella a cui assistiamo, della riscossa dei superricchi partita 30-40 anni or sono, e che oggi ci plana indosso nella soddisfazione di molti, dalla base sociale su su sino ai vertici più elitari del potere.

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