Fonte: facebook
di Alfredo Morganti – 9 gennaio 2015
Gli elefanti
Renzi oscilla, nei suoi desiderata, tra un modello di Presidente ‘tecnico’, una specie di entità morale, apolitica, che possa ricoprire il ruolo di fregio della nazione e lasciare mani libere al premier – e quello di Presidente operativo, che sia uno scudo per le riforme e nello stesso tempo affianchi lo stesso premier nell’opera di governo. Si tratterebbe di due figure di Capo dello Stato radicalmente diverse. Il primo, che secondo me Renzi preferirebbe assai, si farebbe da parte magari risucchiato dal vuoto istituzionale e sarebbe utile ad assecondare quella quota ampia di opinione pubblica ormai adescata dall’antipolitica (anche di governo) che non vuole più ‘politici’ all’orizzonte e vorrebbe liberarsi persino dei partiti (meglio se di sinistra). Il secondo, invece, sarebbe la spalla ideale del premier, l’autorevole bastone istituzionale cui poggiarsi nella battaglia per le riforme. Inutile dire che Renzi di certo disdegna una figura di Capo dello Stato con forte personalità, autonomo, davvero garante della Costituzione, piuttosto che sparring partner del ‘nuovo’.
Un Renzi ‘forte’ punterebbe senz’altro in direzione del Presidente ‘tecnico’. Gli lascerebbe campo, e gli consentirebbe di occupare tutto lo spazio politico-istituzionale senza freni o remore. Al contrario, un Renzi più ‘debole’ come appare l’attuale, dinanzi ai perigli sempre più forti della politica italiana ha bisogno di una colonna al fianco, un altro Napolitano insomma, come dicono oggi i renziani. Il rischio forte per lui è che si prospetti, invece, un vero Presidente ‘garante’, che parteggi per la Costituzione e basta, e non conduca le danze politiche. Un Presidente senza presidenzialismo, insomma, nemmeno surrettizio, nemmeno in forme ufficiose o emergenziali, che si limiti ai compiti istituzionali che gli vengono assegnati, senza ambire a impugnare almeno in parte il bastone del comando. Un Presidente che non promuova governi, che non ispiri ‘azioni’ governative, che non venga in soccorso di una parte politica perché più ‘nuova’, o più inesperta, o più malleabile, e che non debba surrogare per forza maggiore una politica latitante o che si presenti in forme così labili da far paura.
Ecco, io spero in un Presidente garante della nostra Costituzione, piuttosto che nell’ennesimo attore in campo, per di più nemmeno eletto dal popolo. Spero che non si affidi questo compito delicato a un astronauta, a una scienziata, a un direttore di orchestra, a un professore. Spero che si sappia scegliere una donna o un uomo che, da quello stesso momento, si cimentino senza sosta nel fornire equilibrio al sistema mediante la difesa e l’applicazione costante del senso e della prassi costituzionale. A fare le riforme (a deciderne la necessità e la forma) c’è già il Parlamento, non servono nuove sollecitazioni. Al Governo spettano altri compiti, e forse una componente essenziale della crisi italiana è proprio in questo strabordare di ruoli – e forse il Parlamento non lavora bene perché lo si è quasi esautorato, e si ritiene diffusamente che il parlamentarismo sia una specie di disgrazia. Meglio questo clima da uomini soli al comando, allora, meglio questo stile di governo da ‘pattisti’, meglio queste gesta gladiatorie (come ha detto Prospero), meglio la retorica venduta a chili? Io dico di no, decisamente di no. Anche qui, per ritrovare la carreggiata bisognerebbe tornare a svolgere ognuno i propri compiti d’istituto, quelli assegnati dalla legge. E invece c’è il ‘mischiume’ inconcepibile di chi si acconcia a fare le cose altrui perché non è capace a fare le proprie. Servirebbe un Paese normale, è stato detto, ma nessuno pare averci fatto caso, intento com’è a sgomitare nelle aule istituzionali solo per fare spazio a se stesso. Elefanti in una cristalleria che stanno sabotando il nostro futuro a partire dal nostro presente.


