Il problema della sinistra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 19 gennaio 2017

La butto lì, così.

Il problema della sinistra, della sua frammentazione, delle sue liti, della sua incapacità talvolta di fare massa, di scivolare verso una sorta di scialo politico e intellettuale, e poi disperdersi in gruppi e gruppuscoli, partiti e partitini sparsi, più sparsi che altro, questo problema che molti segnalano e che ha un suo fondo di verità, dipende a mio parere da almeno due ragioni.

La prima.
Se protagonista della vicenda è un ceto politico sparso, sciolto, inquieto, insicuro, e se questo perde di connessione (non solo sentimentale, ma effettiva, materiale) con i suoi referenti sociali, con le classi, i ceti, i soggetti, il ‘popolo’ (chiamateli come volete) e si ritrova sparuto e spaiato dinanzi a una quota ancorché limitata di seggi parlamentari, intento più a rappresentare se stesso che altro, è difficile, e forse impossibile, che tale ceto non finisca per litigare in modo ultimativo e poi disperdersi (oppure, al più, a formare un gruppo parlamentare dedito a mera attività di comunicazione) – tanto più se il ‘partito’ (in senso forte come intellettuale collettivo e come comunità) ancora non c’è e, a queste condizioni, appare persino difficile e complicato che possa esserci davvero in futuro.

La seconda.
In assenza di una cultura politica, o anche di un suo abbozzo circostanziato, di una forte e diffusa capacità di elaborazione culturale, di un’efficace azione politica da porre a fianco dei saperi e dei contributi tecnici, di un progetto solido di organizzazione della cultura, di un’idea della cultura stessa come risorsa e di una strenua pazienza verso i tempi lunghi della ricerca e dello studio, nonché verso i dibattiti (approfonditi e finanche noiosi), tutto si ridurrà a politicismo, a tatticismo, a cinico pragmatismo, a ‘narrazione’, a politique d’abord, ad assalto piratesco, incestuoso, maggioritario delle istituzioni, a litigio spassionato, a competizione e ad agonismo personale di un ceto politico che vive di vita propria e che pensa la politica stessa appena come marketing, opportunità, comunicazione, fedeltà, carriera. Di qui lo scontro, inevitabile, tra gruppi e clan che conoscono solo i termini della fedeltà, della carriera istituzionale o aziendale, dell’ambizione sfrenata.

Ecco.

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1 commento

Andrea Colli 24 Gennaio 2017 - 15:49

Ceto politico e popolo sono due cose distinte. Per far funzionare le cose c’è bisogno di simbiosi tra i due. Negli anni, a partire dal Pd e per finire a Sinistra Italiana, il ceto politico è quello che si è messo d’accordo e una volta fatto questo, ha pensato che tutto fosse risolto. Il Pd è nato da una fusione a freddo di ceto politico, ex comunisti e ex democristiani e frattaglie di qualcos’altro si sono messi insieme pensando che bastasse questo per far diventare forte un partito. Il (proprio) popolo, sicuri che avrebbe seguito senza soluzione di continuità quello che il ceto politico decideva, è stato ignorato e non è stato coinvolto quale struttura portante del partito, alle decisioni che sono state prese solo dall’alto. Il suo fallimento è materia odierna di approfondimento e la sua causa di fallimento non è stato l’arrivo dell’ uomo solo al comando (Renzi), quella è stata la fase finale derivata dagli errori precedenti compiuti esclusivamente dal ceto politico litigioso per l’accaparramento dello scettro del potere. Vi ricorderete il D’Alema sprezzante nei confronti di chi manifestava, ecco, penso che basti questo esempio per definire cosa è accaduto. Lo stesso è successo a Si. Il (solito) ceto politico si è trovato al teatro Quirino per decidere cosa diventare senza processi dal basso, ognuno ha deciso cosa fare di se stesso, esattamente come il Pd. E ora che si apprestano a fare il congresso, il solito ceto politico è al lavoro per affilare i coltelli necessari a far prevalere l’una o l’altra tesi, con il proprio popolo a guardare come andrà a finire. All’interno di queste due tesi non è che è intervenuto il popolo potenziale di questa nuova formazione politica con le proprie idee. Niente di tutto questo. Il ceto politico ha deciso le strade da percorrere e sembra che ci sia qualche problema dal basso.

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