di Alfredo Morganti – 30 novembre 2016
Ha detto Renzi che la Casta vota No. Forse a voi la cosa è scivolata via, l’ennesima bufala, l’ennesima boutade, l’ennesima barzelletta. Invece si tratta di restare concentrati, di non farci il callo, di non farsela scivolare, di non alzare le spalle. La Casta? Ma quale casta. Lo sa Renzi che almeno la metà dei cittadini italiani voterà No? Che, fatta la tara dell’astensionismo, si tratta di milioni e milioni di persone, giovani in maggioranza, quindi precari, quindi studenti, quindi ragazze e ragazzi che spesso non hanno il reddito necessario a uscire di casa, quindi lavoratori dipendenti, quindi pensionati, quindi abitanti delle periferie che diranno legittimamente No? Sono Casta questi? Lo sa il premier che la Casta se esistesse lo includerebbe, così come includerebbe tanti privilegiati delle classi dirigenti, le quali (si sa) voteranno Sì senza se e senza ma, come Marchionne? Lo sa che il 98% dei manager italiani ha scelto di seguirlo in questa scellerata riforma della Costituzione? Lo sa che sono per il Sì una bella fetta di élite, centinaia di attori, registi, cantanti, intellettuali, filosofi che pure ritengono la sua riforma una petecchia? Tutto meno che gente comune?
Lo sa Renzi che un primo ministro in carica da tre anni, e ancor prima per dieci anni presidente di Provincia e poi Sindaco, non può riferirsi alla Casta senza destare un senso di immoralità? Lo sa che non è decente farlo? Che semmai, se la Casta c’è, quella è possibile inquadrarla solo dal basso, laddove le caste proprio non esistono, laddove si è ultimi e basta? Come si permette di presentarsi da elemosiniere, a poche ore dal voto, con aumenti di stipendio mai concessi sinora, bonus elettorali a profusione e decisi senza criteri, regalìe a uso del meridione, scarpe destre e guanti sinistri, e poi fare la lezione moralistica a chi ha deciso di votare No, offendendone la libertà di voto? Come si permette di giudicare Casta chi lavora poche ore a settimana grazie ai soldi pubblici del Jobs act sgravati agli imprenditori, e ha deciso di votare No perché così non può più andare avanti, perché qualcosa deve VERAMENTE cambiare, e magari nel senso di una maggiore equità, non l’opposto? Ecco. C’è un regalo che il No ci può fare, ed è questo: attenuare questa boria, abbassare i livelli di non-verità che aleggiano senza più anticorpi, comprimere l’arroganza di governo, ridurre le bufale del Palazzo, rimettere in campo un po’ di sano raziocinio dopo questa ubriacatura triennale, togliere di mezzo la cartapesta. Facciamocelo questo regalo. Forza.


