di Alfredo Morganti – 4 aprile 2016
Mi pare che Renzi sia molto impegnato in una sorta di arrogante strategia difensiva. Che la dice lunga sul forte ‘peso’ politico che ha assunto la vicenda Tempa Rossa. Da una parte, il premier fa capire che il suo primo obiettivo è stato solo quello di “creare lavoro”, e null’altro. Lo ha detto in via trasversale con l’elogio a Marchionne fatto non appena sbarcato in Italia dagli USA. “Creare lavoro”, ha detto, è “di sinistra”. E lui questo starebbe facendo in Basilicata, autorizzando proprio il nuovo impianto estrattivo. Certo, andrebbe considerato anche ciò che ha detto la deputata grillina Mirella Liuzzi, che ha parlato per Tempa Rossa di 208 posti di lavoro effettivamente ‘lucani’, quasi tutti precari, ma andiamo avanti.
La seconda linea difensiva del premier è quella di affermare: “è tutta roba mia, l’emendamento l’ho voluto io, i giudici chiamino me”. Che non è solo un’affermazione un po’ da gradasso, una sfida ai magistrati, una “tattica a cui i politici di temperamento ricorrono nei momenti di difficoltà” come scrive Stefano Folli su Repubblica. No, secondo me è un’affermazione tendente a mettere il più possibile in secondo piano il ruolo delle lobby, dei facilitatori, escludendo a priori pressioni e interventi da fuori. Nessuno lo dice, ma la risolutezza mascellare renziana, il suo cipiglio, svanirebbero d’incanto se si accertasse ‘visivamente’ il peso degli interessi lobbistici gravanti sul suo governo. E dunque, affermare che è lui stesso ad aver deciso, e non altri, è come rivendicare la propria autonomia rispetto agli interessi concreti che vorticano attorno (e dentro) al governo.
La vicenda Tempa Rossa, intanto, si sta rivelando un vero coacervo di questioni. Che coinvolgono il governo, le ambasciate, le regioni, i comuni interessati, il vespaio di ‘facilitatori’ che piomba sui grandi affari, le imprese multinazionali, i subappaltatori locali, le lobbies, lo smaltimento dei rifiuti, le politiche energetiche nazionali, le grandi questioni ambientali, i traffici portuali, l’inquinamento, la salute, gli indotti, ecc. ecc. Una matassa complicata, un sistema complesso di interessi e problemi, che francamente questo governo non sembra affatto in grado di dipanare. Servirebbe invece un esecutivo dotato di grande visione strategica, di un forte pensiero politico e istituzionale, pronto a trovare punti di equilibrio e di mediazione sempre più avanzati a vantaggio dell’interesse pubblico. Non il governo di quello che preferisce sfidare i magistrati invece delle lobby.


