di Alfredo Morganti – 10 giugno 2017
Il geghegè (vedi Rita Pavone)
(“Abbiamo un riff, geghegeghegeghegè, che fa così, geghegeghegeghegè….”)
Ognuno di noi ha delle opinioni politiche, se volete variabili nel tempo. Si tratta di opinioni, non di verità indiscusse, e quindi è giusto che possano mutare. Ci vuole decenza però. Le opinioni di Renzi, per dire, non sono ondivaghe, fanno proprio geghegè. Ieri era per l’Italicum, poi andava bene anche il Mattarellum, infine il tedesco (nella versione Fianum, pensate un po’!), ma prima c’era stato il Rosatellum e chissà cos’altro domani, magari il Consultellum liscio oppure on the rock. Maggioritario, basta un voto in più, grandi intese, accordo con Berlusconi, proporzionale con sbarramento, liste bloccate, capilista bloccati, anzi no, uninominale, fifty fifty, premio maggioritario, una sola camera, anzi due, le province, le città metropolitane, c’è il patto, tiene, non tiene, non c’è più, e poi il 51%, il 54%, il 40%: ecco cosa intendo per geghegè.
Una specie di slalom speciale, uno zig zag senza nemmeno più la decenza di motivare alcunché, ma così, alla come viene viene. Con una sola costante, quella sì immobile, come un semaforo: la poltrona di Palazzo Chigi. Tutto svicola, slitta, sgattaiola, sguscia, senza perdere mai di vista però lo striscione finale, l’arrivo a fondo valle: l’incarico a premier nel tripudio dei fedelissimi. Lodevole costanza, ammettiamo, in mezzo a tanto casino strumentale. Con un’avvertenza: è proprio quando si appalesa tanta flessibilità nei mezzi che il fine diventa inarrivabile. Gli italiani Renzi se l’erano pure adottato, come fanno sempre dinanzi ai demagoghi, ai retori, agli antipartito, purché siano anticomunisti. Ma lui doveva mostrare un po’ più di stabilità, un po’ più di saldezza, dare meno l’impressione che tutto andasse bene purché si quagliasse a Palazzo Chigi. Per quanto a uno piacciano i selfie e i tweet, e le camicie bianche, e le battutacce, e quelle faccine da fumetto, alla fine si scoccia dinanzi a tanta incontenibile e sgusciante perseveranza.


