Fonte: facebook
di Alfredo Morganti 25 aprile 2015
Il sondaggio settimanale di Ixè-Agorà, alla domanda se i valori della Resistenza siano ancora attuali, risponde ‘no’ per il 58% degli italiani (mentre il 6% ‘non sa’). Buono a sapersi. Sei italiani su dieci ritengono che la libertà, la lotta contro un oppressore straniero, il risveglio civile dopo venti anni di dittatura non abbiano più senso, siano superati. Renzi direbbe: rottamati. Questo succede quando scatta l’oblio, quando la storia diventa una noiosa suppellettile, la memoria un lusso, quando si sceglie la rottamazione, e la svolta ‘generazionale’ non assume alcuna coloritura ma è scialba, grigia, piatta come i visi che scarrellano in tv.
Mi spaventa non tanto il vuoto culturale e l’oblio di tutto, che pure sono una tragedia per un popolo, quanto l’idea che la libertà conquistata con l’impegno civile, la guerra contro lo straniero occupante, il sacrificio personale, il coraggio, la radicalità di una scelta senza compromessi, non sia più attuale. E che forse sia attuale, invece, il sopruso, la prigionia, l’oblio e, di nuovo, come un incubo ricorrente, l’uomo solo al comando, quello volitivo, quello che vuole decidere e che vuole fare! E allora non mi meraviglio che la nostra classe dirigente nazionale sia quella che è. Scialba, per lo più, pavida, pronta al compromesso, accomodante, smemorata. E nemmeno mi sorprende che basti, perciò, uno più paraculo degli altri per fare banco e portarsi via tutto in un baleno.
Coi valori della Resistenza, evidentemente, se ne vanno anche la politica democratica, il senso del bene comune, i leader di una volta, le idee che non temevano di scontrarsi con quelle altrui, un’Italia divisa in grandi partiti ma ancora viva. E tutto assume la fattezza di un grande partito unico della nazione, con pochi cespugli attorno, senza più destra, sinistra, senza più nemmeno il centro. Un blob corrosivo che pervade le istituzioni, la politica, le coscienze e che, effettivamente, con la Resistenza ha ben poco a che fare.