di Alfredo Morganti – 26 luglio 2017
Giuliano Pisapia è un uomo bonario, affabile. Ma il modo come ha reagito ieri, ne dà alla prova dei fatti un’immagine diversa, tutt’altro che docile. Lo stile politico sembra quello renziano, un po’ ruvido, quasi tranchant. ‘Repubblica’ ha scritto che lui adesso ‘rompe per chiarire’. Comunque ‘rompe’, e chissà quale sarà l’esito del chiarimento quando ci sarà. Nel frattempo è partita, sembra, una campagna di adesione a Campo Progressista, una specie di tesseramento senza tessera. E in mente c’è un evento a settembre con Prodi, pare. Lo stesso Prodi, dice il Corsera, sta tessendo da tempo una trama élitaria, e si tiene in contatto con Pisapia ogni giorno. L’idea è chiaramente quella di organizzare un mondo prodiano, di accademici, intellettuali, tecnocrati, uomini di area laico-cattolico-progressista e di farne il nerbo del progetto messo in campo dall’ex Sindaco di Milano. Progetto definito ‘alternativo al PD’, ma che dovrà dimostrare di esserlo anche alla prova dei fatti, non solo negli intenti.
Questo mondo, che era già un pezzo consistente del vecchio Ulivo, potrebbe (e dovrebbe) esserlo anche di una nuova alleanza che veda la sinistra partner di un campo largo, diciamo di centrosinistra e riformista assolutamente distinto dal PD renziano. Un tavolo che dovrebbe costruirsi su contenuti ancora non chiarissimi (e non per colpa della sinistra stessa, che anzi freme dal desiderio di confrontarsi, e intanto fissa legittime discriminanti e chiede discontinuità), ma che nel frattempo ha già individuato una rete di figure, persone, ipotetici leader, intellettuali di riferimento del mondo accademico ed economico. C’è poco ‘popolo’, vero. Poca partecipazione. Il ‘campo largo’ diventa un ‘campo stretto’ quando si guarda verso il basso. E questo è un limite sensibile, che potrebbe indurre erroneamente a pensare che in fondo un popolo già ci sarebbe, lo stesso che si incontra alle feste dell’Unità senza Unità, o poco più.
Il percorso con Pisapia non nasce (o nasceva) tanto per riproporre pedissequamente l’Ulivo. Altra fase l’attuale, altra congiuntura, altre domande e altre esigenze. Nasce (nasceva), ritengo, per agganciare quel mondo di centrosinistra, di idee e valori sia laici sia cattolici, moderatamente pronto a guardare a sinistra, evitando che potesse puntellare invece, proprio da ‘sinistra’, il renzismo in crisi. Lo ha detto D’Alema, lo hanno ripetuto in molti: la sinistra, in ottica di governo, non è autosufficiente. Ed è un eufemismo dirlo, se solo guardiamo al ristretto recinto percentuale in cui siamo precipitati. Gad Lerner (che non è simpatico) è stato persino tranchant: ‘quelli senza Giuliano non arrivano nemmeno al 3%’ (un ‘quelli’, che fa il paio con il ‘quelli là’ addebitato alla Boschi, con cui lei si è riferita a Bersani e D’Alema). La sinistra ha grande passione, insomma, ma poche risorse e ancora poco ‘popolo’ al seguito. Senza quel mondo di centrosinistra alleato, diciamo, c’è il rischio concreto, nel tempo breve, di dover giocare di rimessa, al ribasso, di non poter attaccare senza il rischio del contropiede. O di farlo con argomenti soprattutto e inevitabilmente ideologici.
Quel medesimo mondo non-renziano, inoltre, andrebbe a puntellare da questo lato il PD e Renzi, a cui servono punti percentuali, anche marginali, per ottenere l’incarico a Palazzo Chigi. Fateci caso, da quando è Matteo Richetti a gestire la comunicazione piddina, è cambiata la linea. Che è divenuta più inclusiva verso il prodismo e il pisapiismo, in opposizione netta agli “scissionisti’ e a “quelli là”. Il centrosinistra non è più ‘solo il PD’ (come diceva Renzi) ma ‘senza il PD non si fa il centrosinistra’ (spiega oggi Richetti). Due piccioni con una fava, insomma, per il renzismo: agganciare il mondo laico, cattolico e moderato di centrosinistra non renziano e rafforzare il proprio blocco, da una parte – e isolare (anche grazie a questo aggancio) chi ha ‘osato’ uscire dal partito, dall’altra. Una manovra a tenaglia, che apre contraddizioni forti anche al nostro interno. E ci lascerebbe anche più soli, costretti a tempi lunghi, praticamente infiniti. In una ridotta fangosa da cui ripartire sarà più difficile. Difficile, certo, ma non impossibile. Perché, quando si tratta di combattere, qui nessuno si tira indietro.


