di Alfredo Morganti – 22 settembre 2017
Oggi Repubblica.it ha spiegato che il Rosatellum due (la vendetta?) non riesce comunque a garantire (stante le attuali percentuali di consenso illustrate dai sondaggi) alcuna maggioranza parlamentare, e che dunque coalizzarsi forzosamente serve a poco se il consenso degli elettori si distribuisce a piacere, com’è giusto che sia. Nemmeno un maggioritario light ci ‘salverà’ da una legislatura che dovrà giocarsi tutta dentro il Parlamento, nelle alleanze e negli accordi costruiti alla luce del sole parlamentare. A meno che non accada qualcosa di straordinario (il raggiungimento del 40% da parte di qualcuno), i partiti dovranno acconciarsi a fare politica in aula, invece di blindare delle alleanze prima del voto, magari celandole agli elettori perché innominabili (Renzi che fa il patto con la destra di Berlusconi, per esempio).
L’ennesimo tentativo di risolvere una crisi politica con un marchingegno elettorale è fallito. È lo stesso da oltre venti anni. Ci si affida alla tecnica per chiudere delle partite politiche. Illusione che è dura a morire. Il proporzionale, se proporzionale sarà, riporterà in corso la politica come confronto, mediazione, rappresentanza. E toglierà di mezzo il senso e il valore di un termine vago e spettrale (e pure ricattatorio) come ‘governabilità’. Come se questa dipendesse dalla capacità di Ettore Rosato di imbrigliare la complessità politica in un sistema di voto che, oltre che inefficace, si rivela anche un po’ furbetto, perché costringe l’elettore a mettere un’unica croce su tutto: candidato uninominale, coalizione, partito, listino bloccato. Magari invitando pure al ‘voto utile’. Tombola! Sono davvero alla frutta e si vede. Non sta finendo solo il tempo dei leader, ma anche quello dei furbetti.
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Può un Paese autorevole, membro del G7, stimato in Europa e nel mondo, di tradizioni storiche e culturali millenarie, sfidare il senso del ridicolo con una legge elettorale che si chiama Rosatellum? Jena – la Stampa


