“We don’t need another hero” cantava una Tina Turner poco lungimirante.
D’altro canto, come avrebbe mai potuto prevedere il proclamo di Viktor Orbàn, quasi tre decenni dopo, “Salvini è nostro eroe perché da ministro ha fermato i migranti”. Così parlò il Premier ungherese al termine del vertice tenutosi a Budapest dove oltre al Matteo padano presenziava quello polacco, il Primo Ministro Matteusz Morawiecki, esponente del partito Diritto e giustizia (PiS).
I tre leader puntano su “un rinascimento europeo” sulla scia, forse, di quello saudita profetizzato dal Matteo toscano, sicché hanno espresso la necessità di “una nuova idea di Europa, fondata su temi concreti a partire dalle radici comuni, dal lavoro e dal rinnovamento”, dichiarando di avere come obiettivo quello di diventare la prima forza del Parlamento europeo.
Orbàn prosegue “Si tratta della prima tappa di un lungo viaggio in cui abbiamo parlato dei nostri valori e del nostro impegno atlantista”. Fondamentale per i sovranisti l’irremovibile credo nella famiglia tradizionale (Whatever it means, mi verrebbe da pensare),e soprattutto non dimenticano di schierarsi contro il comunismo che tuttavia, a dire dell’esponente del Carroccio, è da tempo sepolto assieme al fascismo. Un valzer di ideologie.
Comprensibile l’urgenza del Senatore leghista di cercare un nuovo domicilio politico. L’inevitabile sostegno al governo Draghi, voluto più da Giorgetti che da lui, sta inesorabilmente minando il rapporto con la Le Pen, con I tedeschi dell’Afd e con il resto dell’ultra destra europea.
Cosa sarà mai cambiato dal gennaio del 2019 quando Kaczynsky, Presidente nonché cofondatore del PiS, accettò di incontrare Salvini a Varsavia ma respinse con fermezza il suo invito a formare un gruppo unico di sovranisti al Parlamento europeo per via dei chiacchierati legami del padano con Putin?
Abbandonando la velleità di seguire i tortuosi sentieri di talune logiche, non ci resta che ancorarci all’idea che dopotutto essere sempre incoerenti è, di per sé, una forma di coerenza e che come sosteneva Bernard Berenson, “La coerenza richiede di essere ignoranti oggi come lo si era un anno fa”.



