di Alfredo Morganti – 16 novembre 2016
Pare che Donald Trump, entrando al ristorante Club 21 di New York, dove ha festeggiato la sua elezione a Presidente, abbia risposto all’applauso dei presenti rassicurandoli: “Abbasseremo le tasse, non vi preoccupate”. Ecco. Ai perdenti, in campagna elettorale, ha ripetuto che non si dimenticherà di loro, ai vincenti ha invece assicurato che si ricorderà senz’altro di loro, abbassando le tasse. Fateci caso, è una specie di ritornello, che ripetono in coro tutti gli outsider, gli antipolitici, i demagoghi, e non solo la destra più liberista: taglieremo le tasse, meno tasse per tutti, ridurremo l’irpef. Per costoro la politica coincide con la riduzione dei contributi privati all’esistenza e al funzionamento dei servizi pubblici. L’assalto al potere comincia e finisce salvaguardando i contribuenti dalle imposte. “Non vi preoccupate” ha detto. Attorno c’erano dei commensali che non potevano essere certo preoccupati, visto che al Club 21 un piatto di ravioli all’aragosta costa 47 dollari da menu.
Preoccupati sono senz’altro, invece, i senza lavoro, oppure quelli che sono considerati statisticamente ‘occupati’, pur lavorando soltanto poche ore a settimana e magari intascando dei voucher. Il punto è che le carriere politiche diventano più facili promettendo di ridurre le tasse. Oppure distribuendo bonus, oppure sgravando fiscalmente l’imprenditore che deve assumere (e che smette di assumere se gli sgravi cessano). Sono più facili se trasformi il popolo in plebe e distribuisci scarpe destre (in attesa di quelle sinistre). Sono più facili se dici: prima di me e dopo di me il diluvio, la colpa è sempre degli altri, il passato è una terra straniera, il futuro radioso ma solo se vinco io. Non vi preoccupate, in Italia come negli USA, ci sarà sempre qualcuno che prometterà di tagliare le tasse, che legherà il suo destino alla demagogia, che tanto troverà sempre qualche milione di persone che crederà al salvatore della patria. È storia recente, ma anche storia vecchia. I perdenti, a queste condizioni, restano perdenti. Gli ultimi sempre gli ultimi, anche con una scarpa destra in mano e qualche plebiscito in più. Il sonno della ragione genera mance.


