di Alfredo Morganti – 16 febbraio 2018
Stefano Folli su ‘Repubblica’ si chiede come mai 5stelle non ceda nei sondaggi nonostante ‘rimborsopoli’ e gli attacchi a cui è sottoposto quotidianamente da stampa e avversari politici. Già, perché? Il giornalista risponde con una tesi molto diffusa, che enuncio così: il voto a Di Maio è un voto antisistema, ‘contro’ non ‘per’, non è un giudizi a favore dei grillini, ma in opposizione a tutto il resto. Può darsi. Secondo me, tuttavia, c’è anche una componente che potremmo definire del ‘serpente che si morde la coda’. L’attacco diretto, ostinato, aperto, senza mediazioni contro i grillini, lo scontro frontale, all’arma bianca, talvolta accentuando argomenti scarsi, alla fin fine produce più vantaggi al movimento che a chi lo pronuncia.
C’è come un effetto di rimbalzo, insomma, che si rivolta contro gli accusatori. Più l’establishment li nomina, più gli antisistema ne traggono profitto. È paradossale sino a un certo punto. Tuttavia, sparare contro un muro di gomma fa rimbalzare i proiettili, che a quel punto diventano devastanti in primis per lo sparatore. In ogni caso, mai metterla solo sul piano della comunicazione nell’era della comunicazione: questo sì che è un paradosso. Più dominano i media e la forma, più serve invece un discorso ricco di contenuti, una ‘proposta’, delle idee forti, che forse non portano vantaggi immediati, ma orientano, conferiscono un’identità, spianano la strada in vista di una prospettiva futura.
‘Liberi e Uguali’ non deve schiacciarsi sulle percentuali dei sondaggi, né sui tempi brevissimi. È evidente che porterà una rappresentanza in Parlamento, deputato più, deputato meno. È altrettanto evidente che già nella campagna elettorale deve forgiarsi un’unità tra i dirigenti, i militanti, la base, lo stesso elettorato, che faccia conoscere motivi, temi, figure. Questo seme serve per il futuro di una sinistra nuova e moderna, che prenderà sembianze nel corso di un lungo percorso soprattutto post elettorale, in una fase politica che sarà persino peggiore dell’attuale e che vedrà, molto probabilmente, un sistema più terremotato di adesso. Si tratta di creare un patrimonio che non dovrà disperdersi, una soggettività che dovrà prendere forma e consolidarsi pian piano, ma con decisione.
Lo stato della sinistra versa a bufera, perciò servirà un punto di riferimento, un orientamento, una bussola e un faro cui riferirsi, da cui ripartire. Serviranno proposte come quella sull’Università, che confermino la progressività dei prelievi e la necessità di chiudere settore per settore il baratro della disuguaglianza. Se in questo Paese non si rifà daccapo il sistema politico (nuova legge elettorale, nuovo sistema dei partiti, partecipazione, rappresentanza, rafforzamento delle istituzioni) il destino sarà fosco, sul genere dello spettacolo terribile di questi ultimi anni e di questa campagna elettorale. Bisognava gettare un seme, e lo abbiamo fatto. Dal 5 marzo bisognerà coltivarlo, affinché nasca un nuovo albero della sinistra italiana.



1 commento
L’attacco ai grillini su rimborsopoli rischia di tramutarsi in un boomerang proprio per l’inconsistenza degli argomenti. In particolare a fronte degli ultimi scandali che colpiscono PD e il centrodestra. Il seme lo avete gettato ma un po’ meno personalismi e un po’ più di discorso chiaro non farebbero male.