di Mino Dentizzi – 14 dicembre 2017
Finalmente è stato introdotto in Italia il testamento biologico. È passato con 180 voti a favore, 71 contrari e 6 astensioni, con una maggioranza diversa da quella che sostiene il governo Gentiloni. Hanno votato a favore il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle e la sinistra (MDP, Sinistra Italiana-Possibile). La legge sul testamento biologico (Disposizioni Anticipate di Trattamento), oltre ad essere un segno di civiltà, era attesa da tantissime persone, molte delle quali in stato di grave sofferenza fisica e psichica: Il testamento biologico, dopo l’approvazione da parte della Camera dei Deputati, a causa dell’ostruzionismo di alcune forze politiche, è stato fermo per quasi sei mesi in Commissione Igiene e Sanità, ed in Senato c’è stato un tentativo di ostruzionismo cercando di bloccarlo in Senato con circa 3000 emendamenti.
Sarebbe stata davvero una grande sconfitta se non fosse stato approvato in questa legislatura, perché tale disegno di legge tutela il diritto:
· il diritto di ogni persona di essere informata sulle proprie condizioni di salute e di essere affiancata nel percorso decisionale.
· il diritto costituzionale di accettare, rifiutare o interrompere qualsiasi trattamento sanitario, compresi gli ausili di sostegno vitale.
· la possibilità per ogni persona di redigere le proprie disposizioni anticipate di trattamento (testamento biologico) con valore vincolante per i professionisti sanitari.
Si tratta di un provvedimento di grande rilevanza sul percorso dei diritti civili, con importanti conseguenze sulla vita delle singole persone, che vede l’Italia uno degli ultimi Paesi dell’Unione Europea e del resto del mondo sviluppato a non avere ancora una legge in questo settore. L’Italia e l’Irlanda sono i due soli paesi dell’Occidente a non avere una legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento.
Dopo i casi Englaro, Welby, Fabiano, Nuvoli e migliaia di altri meno noti, ma altrettanto degni di considerazione, non è più ammissibile che i cittadini italiani siano costretti a subire un’intollerabile intrusione nell’espressione più intima dei valori e dei sentimenti che contraddistinguono la persona e che ciascuno di noi non sia libero di decidere in modo autonomo e consapevole il comportamento da assumere nei confronti degli avvenimenti che precedono la propria morte.
La legge non ha nulla a che fare con la legalizzazione dell’eutanasia presenta tre elementi di novità di notevole importanza:
1) Rende vincolanti per i medici, finalmente, le dichiarazioni di volontà contenute nel testamento;
2) Fa cadere l’eterna disputa su alimentazione e idratazione artificiali, che non possono più essere considerate come “sussidi vitali”, ma sono definite “terapie”, poiché tali rinunciabili dal malato in forza dell’articolo 32 della Costituzione, per il quale “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario”.
3) Consente al medico di ricorrere alla sedazione profonda continua “in presenza di sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari”, in associazione con la terapia del dolore e con il consenso del paziente.
Se questa legge fosse stata in vigore da tempo, grazie alla norma del punto 2) non si sarebbero verificati gran parte dei casi clamorosi degli ultimi dieci anni (Welby ed Englaro, per citare solo i due più noti) e grazie a quella di cui al punto 3 si sarebbero evitati molti dei mille suicidi di malati che avvengono ogni anno in Italia. Infatti, trattandosi per lo più di malati terminali, essi sarebbero potuto morire serenamente nel proprio letto grazie ad una sedazione, anziché essere spinti dalla disperazione al loro gesto estremo.
Mino Dentizzi


