Fonte: La Stampa
Timothy Dolan, il cardinale “conservatore” che ha deciso il conclave (?): “Vi spiego perché Leone dialogherà con Trump”
La prima domanda la fa lui, il cardinale Timothy Dolan, a chi scrive. «Da dove vieni?». «Da Torino». «Torino!», esclama, dando una calorosa pacca sulla spalla all’intervistatore. «Meravigliosa, è la città di don Bosco! Don Bosco è straordinario, immenso! Lì da voi c’è il cuore di don Bosco: quando tornerai, salutamelo tanto!». Poi ognuno torna al proprio mestiere.
«“Totus tuus”. Gli ho ricordato il motto episcopale di San Giovanni Paolo II, che in latino significa “Tutto tuo”. È una dichiarazione di affidamento totale a Maria, la Madre di Gesù. Quel motto è molto più di una semplice frase: è un programma di vita, una consegna senza riserve, un lasciarsi guidare da colei che ha detto il suo “sì” pieno a Dio. Giovanni Paolo II ne ha fatto la chiave della sua esistenza e del suo pontificato. E nel dirlo a Leone XIV, ho voluto trasmettergli proprio questo: siamo chiamati a essere strumenti nelle mani di Dio, come lo è stata Maria. Con quel “Totus tuus”, gli ho augurato di lasciarsi condurre, come un figlio, nelle braccia di colei che guida sempre alla luce di Cristo. È un modo per dire: non avere paura, non sei solo, la Madre ti accompagna. E ho pregato dentro di me perché Maria lo custodisca ogni giorno, come fece con suo Figlio».
Come vede il futuro della Chiesa con Leone XIV?
«Pieno di speranza. Perché il centro della Chiesa è Gesù Cristo. E finché manterremo lo sguardo fisso su di lui, anche nei momenti di turbolenza o di cambiamento, cammineremo sulla strada giusta. Leone XIV è un uomo di profonda fede, radicato nella preghiera e capace di ascoltare. Non cerca il potere, ma il servizio. Questo è ciò che ci fa ben sperare: non un programma politico o una strategia comunicativa, ma la testimonianza concreta del Vangelo. Leone XIV ha già mostrato di voler parlare con il cuore, senza sconti sulla verità, ma con grande misericordia. Questo, per me, è l’avvenire: una Chiesa che accompagna, che sa dire sì a Dio anche quando costa. Una Chiesa pasquale, che sa attraversare la croce e arrivare alla luce».
Come descrive queste giornate per la Chiesa?
«Un momento straordinario. Quanto entusiasmo. Quanta unità. Speranza. Promessa. Ha visto piazza San Pietro? Noi cardinali eravamo dietro le tende. All’annuncio Habemus Papam è esplosa la gioia della gente, e noi eravamo felici. Ancora non sapevano chi era il Papa, ma non importava: le persone erano contente perché c’era di nuovo un Papa! La sede non era più vacante. Domenica ci sarà un uomo alla finestra su San Pietro. Abbiamo un Papa. Il Papa è tornato. È stato “elettrico”! Nessuno è più scenografico della Chiesa! Nessuno sa creare energia come la Chiesa santa, cattolica e apostolica. E la gente ama la Chiesa».


