Un’idea semplice per Mdp Articolo Uno: risparmiare sui viaggi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

di Fausto Anderlini – 24 maggio 2018

Mentre si consuma la commedia che segna il passaggio di regime, con un avvocato del popolo preso a nolo da due tribuni della plebe, facciamo dunque il punto sullo stato dell’arte nella nostra Tate Gallery. E siccome mi dicono di non dare sfogo al menestrello che è in me parliamoci apertis verbis. Dopo la debacle di Leu ogni componente è andata per suo conto. Come prevedibile. Secondo copione: la sinistra piccola frantumata e diasporica, Nei suoi pressi il centro-sinistra è morto e il Pd danza sul trattino in attesa che le due componenti, ormai giunte alla fase dell’odio domestico, si scindano. Un partito di rifondazione del centro e un partito di rifondazione della sinistra. Uniti solo nel segno dell’assenza di nostalgia per ciò che il Pd è stato. Salvo lo sparuto gruppo di fondatori seduti sul trattino.

Entrambi i progetti si muovono entro ampi margini di aleatorietà, perchè il sistema politico è passato ad altra configurazione e sinistra e centro sono topologie che hanno perso consistenza. Lega e M5s, infatti, sono partiti totalitari: di centro, di destra e di sinistra. Cionondimeno il possesso del logo è decisivo per entrambe le fazioni, perchè una cosa è la ‘rifondazione’ del Pd, sia pure sotto altro nome. come accadde per il Pds o i Popolari. Altra cosa una scissione a margine. Se la sinistra Pd, per intenderci arriva dalle parti di Mdp senza niente in mano sarà null’altro che un trapestio nello stesso angusto spazio.

Volenti o nolenti e fatti salvi i propositi militanti a sfondo escatologico, la ‘rifondazione’ della sinistra dovrà aspettare tempi e modi del big bang del Pd. Cioè vedere quanta roba Martina, Cuperlo, Orlando e altri porteranno in dote. E dico subito che a me non dispiacerebbe partecipare a una rifondazione che avviene nel Pd per fare un altro partito. Nel frattempo non sarebbe irrilevante se Mdp riuscisse a utilizzare il tempo a disposizione per avviare un consorzio organizzato di quadri politici che si impegnano nell’elaborazione di un nuovo progetto, mettendo radici da qualche parte. Per la qual cosa non sembrano particolarmente indicate queste adunate che si reiterano periodicamente, con odg sbiaditi, oratori sempre gli stessi, senza una partecipazione legittimata e dunque scarso costrutto. Chiamando un mucchio di gente a dar vita a eventi che rinviano ad altri eventi: un poco manifestazioni (però senza una parola d’ordine) un poco assemblee fondative (però senza fondazione di alcunchè). Una sorta di svagato turismo politico, anche molto dispendioso. Giacché la gente, salvo chi ha incarichi istituzionali, si muove a sue spese. Talvolta anche verso luoghi logisticamente disagiati, come nel caso di questo Sabato, con aggravio di costi e tempo.

E se è vero che l’anno passato è stato bello incontrarci spesso, anche a dispetto dello spettacolo, di questo passo si rischia di restringere la nostra affettuosa élite di retroguardia da una massa apprezzabile a uno sparuto gruppo di persone con buone pensioni, sprecando risorse che vengono conferite a Trenitalia, taxisti, albergatori e ristoratori mentre potrebbero essere più proficuamente utilizzate a sostenere pezzi di organizzazione. Sarei insomma per evitare il rischio di un ceto politico residuale che vive la sua ultima depence della politica come lusso, struscio, esibizione con le tasche degli altri se non col nostro culo. E sia chiaro che non è un discorso contro l’élite, sebbene mi professi autentico populista russo, ma contro una élite conferenziera ed ondivaga che non sa fare uno straccio di organizzazione.

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