Fonte: La Repubblica
Topi vivi e virus artificiali. Zaia sugli scudi!
C’è chi ha detto che costui potrebbe persino essere il premier post-emergenza, quello della fase di ripartenza. Forse perché gli addebitano i meriti della curva positiva che ha preso il virus in Veneto a differenza della Lombardia. Ma quel che conta in questa battaglie non è la sagacia, invero scarsa, del leader di turno, quanto la buona disposizione ed efficienza della macchina preposta ad affrontare il problema.
Non sono un esperto, ma mi dicono che la sanità lombarda accentra cure e assistenza negli ospedali, dove l’impresa privata è forte, mentre in Veneto (e in Emilia, per dire) sussiste una rete sanitaria più capillare, di prossimità, di quartiere, che ha fatto filtro e ha decentrato le cure, inibendo in parte almeno la contagiosità.
Ma se questo è vero, e se i sistemi sanitari non nascono da oggi a domani, ma vivono di un impianto politico e storico antecedente, allora dovremmo dare atto che in Lombardia, in Veneto e in Emilia, per dire, le scelte e le tradizioni politiche hanno prodotto le macchine che oggi fanno fronte al virus con maggiore o minore successo.
I sistemi sanitari, come ogni progetto umano, divergono anche per l’impianto e le filosofie che li hanno prodotti in origine, che li hanno marchiati: più popolari da una parte, più tecnocratici dall’altra, più ospedalizzanti qui, più diffusi e di comunità là, più privati o più pubblici.
Va a finire che dovremmo guardare con più rispetto all’Italia politica antecedente a questa, quella che ha dato un marchio e un imprinting distinti laddove governava distintamente. E osservare con più circospezione quella Italia politica che oggi spara castronerie come questa del virus artefatto o come, ancor prima, quella dei cinesi che mangiano topi vivi mentre diffondono il virus magari sghignazzando tra loro (Zaia e Trump insomma in una specie di duetto incrociato).
Povera Italia, mi sento di dire.
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La Repubblica
“Se il virus perde forza vuol dire che è artificiale. Un virus in natura non perde forza con questa velocità”. È questa l’opinione del presidente del Veneto, Luca Zaia, rispondendo ad una domanda dei giornalisti in merito all’annotazione di un ricercatore lombardo secondo il quale il virus perderebbe forza durante le mutazioni di questi mesi. “Se perde forza – ribadisce Zaia – probabilmente potrebbe essere un virus artificiale. Notiamo che la fase endemica, quella del contagio forte è meno importante, meno rappresentata oggi. Sarà la temperatura, sarà che il virus si è spompato, magari se ne andrà definitivamente e così non avremo la recidiva autunnale. E’ la mia personale opinione, ma non di scienziato – chiarisce -. Se va via tanto velocemente, qualcosa di artificiale c’è di mezzo”.
Poi, sentito dall’Ansa, Zaia sembra prendere le distanze dalla sua stessa opinione: “Solo gli scienziati possono sequenziare il virus, vederne il dna, capire se risulta essere un ‘taglia e cuci’, avere frammenti di altri virus, oppure essere ‘autentico’. Il nostro mestiere è occuparci della salute dei cittadini, che non prescinde dal fatto che informazioni come questa darebbero risposte a molti quesiti di natura anche clinica”.
“Ho solo risposto a una domanda dei giornalisti – spiega il governatore – rispetto al calo drastico del contagio. E’ indubbio che i fattori possono essere molteplici, e la comunità scientifica spesso non è concorde sulle cause: cambio delle temperature; l’andamento naturale dei coronavirus, che se ne vanno in primavere/estate; la mutazione del virus; un virus artificiale”.
“Un’ipotesi quest’ultima tutta da dimostrare, che è in capo agli esperti” ha concluso Zaia.
Pregliasco: “Non si può escludere in modo totale, ma non ci sono prove”
Una risposta alle parole di Zaia è stata raccolta dall’Adnkronos sentendo il virologo Fabrizio Pregliasco: “Non si può escludere in modo totale l’origine artificiale o la perdita per un errore di laboratorio, ma i dati ad oggi disponibili propendono per un’origine naturale del coronavirus Sars-CoV-2“.
Ad oggi, osserva Pregliasco, “non sembra però rilevarsi nessuna differenza significativa nel virus. Piccole differenze sono normali nei virus a Rna”. Cosa può aver contribuito a una sua possibile perdita di forza? “In questo momento ci sono condizioni meteorologiche di facilitazione oggettiva, che ci dicono che la diffusione è minore”, conclude Pregliasco.


