Chi è Yanis Varoufakis l’economista di Syriza

per Gabriella
Autore originale del testo: EUGENIO OCCORSIO
Fonte: la Repubblica
Url fonte: http://www.repubblica.it/economia/2015/01/27/news/yanis_varoufakis_l_economista_di_syriza_che_vuole_cambiare_la_politica_europea-105810946/

di  EUGENIO OCCORSIO 27 gennaio 2015

Yanis Varoufakis, l’uomo chiave del governo Tsipras, colui che da ministro delle Finanze per rinegoziare il debito greco si troverà ad un tavolo con schierati dall’altra parte la Bce, l’Fmi, la Commissione europea, i governanti tedeschi, rappresenta molto bene l’essenza del nuovo esecutivo guidato da Syriza: grintoso, determinato, apparentemente massimalista e chiuso alla trattativa, in realtà molto ben preparato, attento e fine interprete delle teorie economiche più moderne e razionali, irriducibile compulsatore di saggi sulla storia economica alla ricerca di casi del genere che possono servire da guida.

Certo, si professa comunista (è uno dei pochi del governo ad autoidentificarsi con tanta precisione) ma non rivoluzionario, vuole sovvertire il corso della politica europea ma lavorando dall’interno senza far saltare tutto. Varoufakis, 54 anni, aspetto duro da pugile, in realtà è in possesso di una preparazione profonda e raffinata.

Eletto nelle liste di Syriza nelle quali è stato infilato in extremis dal comitato centrale del partito, è alla sua prima esperienza politica. Fino a due settimane fa era docente di economia internazionale all’University of Texas di Austin, dove ha stretto un sodalizio strettissimo con James Galbraith, il figlio del grande John Kenneth che era stato l’economista di John Kennedy. Con Galbraith, gagliardamente di sinistra, “radical” come si dice in America, ha scritto un libro, “Una modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro” in cui documenta che l’unica via per risolvere la situazione è esattamente l’opposto di quella imboccata, cioè meno austerity e più espansione, e poi con lo stesso Galbraith, che guarda caso è un cultore della storia dell’antica Grecia, ha girato il Paese per gli ultimi comizi e soprattutto ha scritto il programma economico del partito che ha condiviso con Tsipras.

Ma non intende sbatterlo sul tavolo e alzare la voce: sa benissimo che quello è la base per una trattativa, ed è rassegnato-convinto che andranno ascoltate le opinioni di Merkel, Draghi, Juncker, e quant’altri. E che con un po’ di ragionevolezza si può evitare la rottura, perché la crisi dell’euro che partirebbe con una “Grexit” tutti vogliono evitarla.

“L’euro è costruito male, malissimo, ed era meglio per la Grecia come per l’Italia non entrarci per niente – ci ha spiegato in un’intervista per il nostro giornale qualche giorno fa  –  ma ormai c’è. E’ crollato rovinosamente sotto i colpi della crisi finanziaria del 2008 ma non possiamo uscirne, nessuno, perché sarebbe una catastrofe molto peggiore. E’ come se fossimo a bordo di una nave che va in America e in mezzo all’oceano comincia a imbarcare acqua. C’è tempo per avviare un processo agli ingegneri che l’hanno costruita mentre stiamo per affondare? Rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di arrivare sull’altra sponda”.

Varoufakis è nato ad Atene nel 1961. Racconta sempre che ha costituito un trauma spaventoso, decisivo per la sua formazione politica, il colpo di stato con cui i colonnelli presero il potere sei anni dopo. “Crescere in una dittatura fascista è un’esperienza atroce, indimenticabile, che ti segna per la vita. Capisci che quello per cui ti batterai sempre è la libertà”. Nel ’74 tornò la democrazia ma lui non ci credeva, tanto che se ne andò zaino in spalla in Inghilterra a studiare economia all’università di Essex, dove poi divenne professore nel 1982.

Anche l’esperienza in Gran Bretagna però si rivelò politicamente stressante. “La notte in cui la Thatcher venne rieletta per la terza volta mi sono detto: è troppo. E ho cominciato a cercarmi un’alternativa”. La troverà nella lontana Australia, dove prese servizio all’inizio del 1988 all’università di Sydney. Ma niente, neanche lì la destra smise di infastidirlo. “Andò al potere un piccoletto fascistissimo che si chiamava John Howard e capii che la situazione mi stava stretta”.

Vi rimase comunque fino al 2000, quando rientò finalmente ad Atene dove divenne preside della facoltà di Economia. E conobbe Tsipras, con il quale il legame si fece sempre più stretto, ancorché ancora informale. Due anni fa l’ennesimo trasferimento, stavolta in Texas, ma rapporti sempre più stretti con Tsipras. Insieme con Galbraith ha scritto un editoriale sul New York Times proponendo Tsipras presidente della commissione europea, quando finì il mandato di Barroso un anno fa. “Sarebbe uno spendido segnale di rinnovamento, di voler abolire i dogmi di un liberismo selvaggio che sta portando l’Europa alla rovina”. Non se ne fece niente, ma l’appuntamento con la storia era solo rimandato.

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3 commenti

Donato 14 Febbraio 2015 - 17:42

i presupposti ci sono, vedremo se la Gracia avrà ancora la forza di resistere.

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Alesio Piccioni 19 Febbraio 2015 - 12:53

Ma quindi a 21 anni era professore dell’università di Essex e a 27 a Sidney? Un fenomeno a quanto pare. E anche da non far arrabbiare direi…

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mariateresa 20 Febbraio 2015 - 16:02

I due punti chiave sono
1:Sarebbe stato meglio per Grecia e l’ Italia non entrare nella Moneta
2:Assurdo uscirne ora
Quindi occorre remare con qualsivoglia mezzo per non affondare, la nave nell’oceano imbarca acqua e conviene stare agli ordini degli ingegneri per cercare di porre rimedio.
Ci si deve fidare di persone competenti, che si sono messe al servizio del proprio Paese che non gli ha dato nulla ed ora abbandonano una certa tranquillità economica all’estero per salvare l’economia nazionale o almeno provarci.
#Varoufakis

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