di Lucio Valerio 14 dicembre 2015
Si fa un gran parlare di democrazia dal basso, di una testa un voto di meccanismi di coinvolgimento e co-decisione, ecc. ecc. Il paradosso è che più se ne parla, meno se ne fa. Un esempio plastico di quanto sopra è l’accelerazione del processo di costituzione del partito della “sinistra italiana”. Come ho già avuto occasione di dire, in un precedente articolo, venerdì scorso, gli esponenti di SI, alla fine di un incontro, che io pensavo di presentazione del “gruppo parlamentare” (probabilmente reduci, ma questo l’ho dedotto dopo, dal fallimento del TAVOLO UNITARIO, in quel di Roma), ci hanno comunicato che a gennaio ci sarebbe stato, un nuovo partito della sinistra, con tanto di struttura e tesseramento e che, rotti gli indugi, si sarebbe andati avanti comunque, “con chi ci sta”.
Lo confesso, ci sono rimasto male, forse perché, come al solito, mi aspettavo qualcosa di completamente diverso, coerente con il percorso delineato nel documento unitario di novembre, che rinviava, a gennaio, con la convocazione degli stati generali della sinistra, alla presenza di tutte le sue componenti, qualsiasi decisione in merito. Le mie aspettative e la mie speranze, circa l’indirizzo intrapreso, erano rafforzate dal fatto che il percorso nazionale era del tutto coerente con quello avviato, a livello locale, dal comitato promotore della futura associazione rete a sinistra.
Personalmente, non ho pregiudizi ideologici, stimo i compagni presenti alla riunione, sono tutte persone con cui condivido, tra l’altro, proprio il percorso di costituzione dell’associazione. Tuttavia non si può negare, come fanno alcuni di loro, che ci troviamo di fronte all’ennesimo strappo, ad una scelta sostanzialmente calata dall’alto, frutto di una decisione tutta in capo alle dirigenze, presa senza nessuna consultazione. Insomma siamo alle solite, in una sorta di loop, di una preoccupante “coazione a ripetere” che si manifesta tutte le volte che si comincia a parlare seriamente di unità a sinistra. Per chiarire meglio il quadro di riferimento, mi sembra utile riportare qui sotto alcuni stralci del documento unitario del 3 novembre 2015 “NOI CI SIAMO, LANCIAMO LA SFIDA”.
“…Riteniamo non solo necessario ma non più procrastinabile avviare ORA il processo costituente di un soggetto politico di sinistra innovativo, unitario, plurale, inclusivo, aperto alle energie e ai conflitti dei movimenti dei lavoratori e delle lavoratrici, dei movimenti sociali, dell’ambientalismo, dei movimenti delle donne, dei diritti civili, della cittadinanza attiva, del cattolicesimo sociale. Noi vogliamo costruire una sinistra in grado di animare un ampio movimento di partecipazione popolare e di realizzare alleanze sociali e politiche… Il Soggetto politico che vogliamo sarà:
· DEMOCRATICO … nel suo funzionamento interno, una testa un voto regola guida, strumenti e momenti di partecipazione diretta e online, pratiche di co-decisione tra rappresentanti istituzionali e cittadini, costruzione dal basso del programma politico.
· DI TUTTE E TUTTI, perché deve essere il punto di riferimento e di azione di tutt* i democratici italiani… e il luogo in cui tutt* coloro che si contrappongono alle politiche neoliberiste, possano ritrovarsi e organizzarsi in un corpo collettivo capace di superare antiche divisioni nell’apertura e nel coinvolgimento delle straordinarie risorse, fuori dal circuito tradizionale della politica…
… L’anno che verrà, Il 2016: In coerenza con il nostro obiettivo principale, per la scadenza delle amministrative, vogliamo lavorare alla rinascita sociale, economica e morale del territorio, valutando in comune ovunque la possibilità di individuare candidati, di costruire e di sostenere liste nuove e partecipate in grado di raccogliere le migliori esperienze civiche e dal basso. Al fine di avviare il processo Costituente di questo soggetto politico, convochiamo per il 15-16-17 gennaio 2016 una assemblea nazionale, aperta a tutti gli uomini e le donne interessati a costruire questo progetto politico. Da lì parte la sfida che ci assumiamo e lì definiremo la nostra carta dei valori. L’assemblea darà avvio alla Carovana dell’Alternativa, individuando le forme di partecipazione al progetto politico. Si tratta di definire il nostro programma, le nostre campagne e la nostra proposta politica in un cammino partecipato e dal basso che, con assemblee popolari e momenti di studio e approfondimento, coinvolga movimenti, associazioni, gruppi formali e informali unendo competenze individuali e collettive. Entro l’autunno del 2016, ci ritroveremo per concludere questa prima fase del processo e dare vita al soggetto politico della sinistra…”
Qualcuno ci spiega perché se questo era il percorso condiviso a novembre, improvvisamente, neanche un mese dopo, si impone l’idea del partito “con chi ci sta!”? Perché il partito della sinistra italiana nasce improvvisamente, armato di tutto punto, come MINERVA dalla testa di ZEUS (la dirigenza di SEL, con l’aggiunta di Fassina & co.), senza tenere apparentemente in nessun conto il percorso condiviso? A noi, “popolo diffuso della sinistra”, figli di un dio minore, chi ci “consulta”, chi è che si preoccupa di sapere la nostra opinione?
In tutto questo, molti compagni che credono nell’iniziativa e con cui discuto, si trovano a negare quanto che per me è di tutta un’evidenza, e cioè che c’è stata una forzatura rispetto al percorso descritto, che è foriera di conseguenze, al momento, difficilmente calcolabili. I “convegni e le riunioni”, a cui fanno riferimento, in cui si sarebbe deciso il da farsi, coinvolgevano effettivamente tutto il popolo di sinistra (in linea con il manifesto di novembre), o erano, nella sostanza, riunioni di partito (sel +)?
Si cita, come esempio, secondo me a sproposito, il processo avviato in Liguria da “rete a sinistra” che intende costituirsi in associazione, superando le singole appartenenze, quando il progetto di consolidare la RETE che vuole essere INCLUSIVA, APERTA, DEMOCRATICA (attraverso la costituzione di un’associazione a cui possono aderire soggetti individuali e collettivi) è esattamente il contrario del processo di costituzione del partito presentato venerdì, che, per forza di cose, e non potrebbe essere altrimenti, definisce, chiude, esclude (“il tesseramento di chi ci sta”).
Le reti, a differenza dei partiti, non chiedono a nessuno di rinunciare alla propria identità, in nome di “sorti magnifiche e progressive” neanche tanto chiarite, semmai tendono, attraverso il rafforzamento delle connessioni tra i NODI (di qui la metafora) a mettere a fattor comune le forze e le energie. In questa prospettiva, forse più prudente, che sicuramente ha tempi più lunghi, ma che si rileva nei processi di costruzione di pratiche collaborative più efficace (a maggior ragione se la costruzione di un soggetto unitario è effettivamente considerata prioritaria e strategica); solo dopo un pezzo di percorso comune (centrato sulla condivisione, il confronto, l’approfondimento dei temi potenzialmente divisivi) si irrobustisce, lavorando insieme, la capacità di fare sintesi. Certo, dall’esito del percorso cooperativo può senz’altro nascere qualcosa di “potenzialmente nuovo”, ma ciò (per quanto possa essere dichiarato all’inizio come finalizzazione del processo) non è obbligatorio. In ogni caso è sicuramente un risultato, non certo la precondizione dello stare insieme.


