La borsa o la vita

per Luigi Altea
Autore originale del testo: Luigi Altea

di Luigi Altea  26 giugno 2016

L’informazione di questi giorni è un bollettino permanente sulle condizioni dei mercati e delle monete. Si conosce tutto della sterlina che non se la passa molto bene, e dell’oro che, come sempre, scoppia di salute…

Sappiamo anche che molti britannici e molti europei sono preoccupati all’idea di dover fare l’esperienza, per quanto limitata, di extracomunitari, in Europa i primi, nel Regno Unito gli altri.

Poco si sa, invece, degli extracomunitari veri, quelli cioè la cui denominazione di origine è severamente controllata e protetta. Un marchio, più originale del peccato originale, e indelebile, neppure con referendum…

Nessuno ha il tempo per aggiornarci sulle condizioni di milioni di esseri umani in fuga, di donne umiliate, di vecchi trascinati come sacchi, di carne bambina straziata o dispersa.

C’è chi si affligge pensando alla maggiore burocrazia, che complicherà un po’ i giorni di chi vorrà studiare o lavorare a Londra, ma nessuno ci dice quante donne, quante ragazze rinchiuse nei campi, o di nuovo spinte verso il deserto, potranno oggi lavarsi, cambiarsi, pettinarsi e rimettersi il velo davanti a uno specchio.

Nessuno è in grado di dirci quanti esseri umani, aggrappati in questo momento ai barconi della “speranza”, potranno domani gustare ancora lo stupore di essere vivi.

L’Europa che si chiude, che alza muri, che si recinta di filo spinato e che assolda un paese intero, specialista in massacri, perché faccia, in sua vece, il lavoro più sporco che esiste, è una somma di egoismi e di velleità che ha perso ogni senso. Che ha smarrito e non conosce più, cioè, la direzione verso cui vanno le cose, le persone, il tempo…E neppure la direzione per cui era stata immaginata.

Gli extracomunitari veri non vengono qua per riprendersi ciò di cui sono stati depredati dall’Europa, ma per incontrare qualcuno cui importi un po’ di loro e della loro vita.

Non cercano la luce abbagliante delle nostre città, ma accettano i chiaroscuri delle nostre periferie, l’oscurità delle nostre diffidenze, il nero dei lavori da noi dimenticati, e le trappole dei nostri divieti…

Spero davvero che un giorno l’Europa sarà di chi vorrà e saprà renderla migliore, più giusta e più umana.

Auguro a coloro che ancora coltivano il desiderio di Europa, e per raggiungerla sfidano la morte, subiscono lo sfregio della paura e la pressione del dolore, un’immensa esplosione finale di gioia…

A chi, tra la borsa o la vita, si accontenta della semplice gioia di vivere nella pace, e dell’umile piacere di esistere con dignità, auguro d’impadronirsi dell’Europa.

 

 

 

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