Imparare democrazia

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucia Del Grosso
Fonte: Lucia Del Grosso
Url fonte: http://www.luciadelgrosso.it/?p=2043

di Lucia Del Grosso – 25 giugno 2016

“Imparare democrazia” è un piccolo saggio scritto anni fa da Zagrebelsky. Mi è tornato in mente il titolo mentre succedeva che:

  1. un frescone, invece di fare Politica, cioè ricercare consenso con la forza delle argomentazioni aprendosi all’ascolto, taglia corto, indice un referendum e lo perde;
  2. le élite europee che gli sono solidali, e pure la sinistra cosmopolita frou frou, invece di dirgli: “Ben ti sta!”, tira fuori questa colta analisi del voto: “I vecchi zoticoni hanno votato contro i nipoti”;
  3. qualche icona della sinistra caviar arriva anche a dire che il popolo ci ha consegnato a Hitler e Mussolini, ecco cosa combina il popolo;
  4. nessuno ha ancora scomodato Ponzio Pilato, Gesù e Barabba? Strano!

Io non so se queste autoproclamatesi élite Intellettuali, quelle che avvertono sui pericoli del suffragio universale, abbiano trovato modo di rileggersi. Perché in tal caso avrebbero dovuto concludere: “E non possiamo votare nemmeno noi, se il criterio è quello della conoscenza, perché siamo troppo asini”.

Se avessero letto il libretto di Zagrebelsky, ma il concetto non è espresso solo lì, anzi, direi che è elementare, saprebbero che “nessuna opinione può imporsi, nessun logos è hetton (più debole) okreitton (più forte) prima della verifica assembleare, prima del computo razionale e astratto dei consensi raccolti”. Cioè prima del voto. Perciò l’opzione leave ha la stessa dignità dell’opzione remain, quando è stampata sulla scheda. Oh, è dai tempi di Erodoto che lo si sa. Oggi che lo si è dimenticato si discute di costituzioni improntate al governismo a discapito della rappresentatività, cioè l’espressione della volontà popolare.

Tornando all’analisi del voto tanto al chilo di lor signori con le orecchie d’asino, i giovani sarebbero pronti a raccogliere le sfide della globalizzazione e a sfruttarne le opportunità, mentre i vecchi vogliono essere garantiti da un potere più vicino. Viva la libertà, abbasso la sicurezza! Che poi ad un’analisi appena più approfondita sia emerso che solo un terzo dei giovani ha votato, e che quindi non erano poi così arrapati di libertà, è una riprova di quanto sia infondata la pretesa di questi tizi di essere i depositari del voto giusto: e dicono che sono gli elettori quelli che si basano sui pregiudizi!

Ah, ma allora la coppia di categorie non è vecchi/giovani, ma libertà/sicurezza! E allora chiamiamo le cose con il loro nome senza scomodare l’anagrafe: state giocando ancora la partita destra/sinistra, nonostante la vostra pretesa di mandare in soffitta le ideologie.

Vi scoccia che dietro un voto istigato dalle destre emergano istanze che sono invece di sinistra, di SI-NI-STRA, non populiste, e che le destre raccolgono per incapacità della sinistra storica di fare il suo dovere: la paura di finire sotto i ponti perché la competizione globale vuole un mercato del lavoro flessibile in entrata e in uscita; la paura di non potersi curare perché la competitività del Paese esige lo smantellamento dello stato sociale, la paura di essere lasciati soli ed abbandonati a navigare a vista nella società liquida.

Questo dovevate leggere dietro il voto brexit: uno schiaffone  a destra e a manca, ma soprattutto alla sinistra, che si togliesse gli abiti mondani della finanza globalizzata e si rimettesse la tuta da lavoro per andarsela a sporcare nelle periferie. Non l’invidia dei vecchi verso i giovani.

P.S.: Sto aspettando la direzione PD in trepida attesa degli insopportabili pipponi sui populismi e l’immancabile invito a stringersi a coorte contro i barbari.

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