Terminelli: con il Pd ci siamo lasciati da tempo, ci stiamo ritrovando a sinistra

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Ninni Terminelli

di Ninni Terminelli – 6 marzo 2017

Il 28 febbraio non ho rinnovato la tessera del PD. Non lascio oggi il PD, io e il partito ci siamo lasciati da tempo. Una scelta reciproca e di comune accordo: non siamo fatti l’uno per l’altro. Non si tratta di compiere una scelta politica, ma una scelta di vita: essere sempre e comunque vada un uomo libero.
La politica non è una collocazione in uno spazio di privilegi e convenienze, di vantaggi e zone franche. La politica è identità, passione, condivisione e speranza. Nel PD la situazione è con il tempo drammaticamente peggiorata, non lasciando più nessun margine di resistenza politica e umana.
Dico questo con assoluta sincerità e sofferenza. Il problema è che non sono cambiato io, ma il partito. Io sono sempre lo stesso, e non perché abbia rifiutato le trasformazioni del tempo, ma perché continuo a credere in un certo modo di fare politica e nella bella politica. Quando sento pronunciare queste parole, sento ancora battere il cuore, come succede in un primo appuntamento.
Il PD invece è diventato un’altra cosa, un partito senza identità, uno spazio politico nel quale si ritrovano culture di sinistra e di destra con uguale dignità, senza più un confine che le delimiti. Nel PD delle correnti e delle tessere si sta male e lo testimoniano tantissimi militanti ed iscritti che hanno dato vita ad una dolorosa ed incessante scissione silenziosa.
La vera scissione del PD non si è consumata in questi giorni, ma va avanti da anni.
Mi riferisco alla scissione del partito con la società italiana, con i suoi elettori e militanti.
Certo, sarebbe più facile stare in silenzio ed aspettare. In politica una mancia se obbedisci, prima o poi può arrivare, ma questa politica non mi appartiene, non la conosco e non ho mai voluto conoscerla. Non mi è mai neanche interessato sapere, dove abitasse nel partito e dentro le istituzioni.
Non posso più andare avanti nel condividere una militanza in uno spazio politico spesso su posizioni che ho combattuto in tutta la mia storia politica.
No! Non ci riesco e soprattutto non voglio farlo!
In politica non ho mai saputo obbedire, ho saputo e so condividere e ringrazio la mia famiglia per avermi insegnato ad essere un uomo libero e a non abbassare mai la testa! Con l’obbedienza sarei arrivato più lontano? Dipende dal significato che attribuiamo a questa espressione. Per me arrivare lontano significa prima di tutto essere coerenti e liberi.
Voglio ringraziare chi nel partito ha scelto di credere in me e di camminare con me, in un percorso durato molti anni. Lascio anche compagne e compagni, amiche ed amici con cui ho condiviso da segretario dei DS e del PD grandi e belle battaglie. Saranno sempre dentro di me, ma in politica non si può vivere in una casa per i ricordi e la nostalgia.
Nel salutarvi voglio dirvi però di volere più bene a voi stessi, non diventando, quelli che non siete. Se avete scelto, malgrado la mutazione genetica di rimanere in questo PD, non abdicate ai vostri valori, diventando come gli altri.
Mi auguro che il PD cambi e sappia ritrovare la sua identità e le sue radici. Se ciò avverrà ci ritroveremo certamente alleati in battaglie comuni politiche e ideali, in caso contrario saremo in posizioni alternative, come è giusto che sia. Malgrado le condizioni del tempo che viviamo, credo che possa ancora esistere una bella politica. La politica è bella: se i partiti non sono solo un coordinamento di correnti, se combattono contro ogni disuguaglianza, se si battono per ogni debolezza, se sanno riconoscere il valore della conoscenza e della competenza, se mettono al centro la scuola, se premiano il merito, se pongono al centro le persone e non solo le poltrone di giunte, sottogoverni e gabinetti. Quando sono rimasto fuori dalle istituzioni, dopo le ultime comunali di Palermo, nel 2012, non ho cercato ombrelli e protezioni di comodo, ho fatto quello che la gente si aspetta faccia anche chi fa politica: sono andato a lavorare! Vivendo le difficoltà e le incertezze che oggi vivono tutti, perché fare politica non deve rendere diversi.
Non rinnovo la tessera del PD, mi dimetto dalle cariche e lascio il partito, ma non mi dimetto e non lascio la politica che in qualsiasi forma di impegno vivrà sempre dentro di me.
Da quando ho incontrato la politica è diventata per me una compagna di vita, un bisogno e quindi una dimensione umana. Per queste ragioni io e la politica abbiamo ancora cose da dirci, ideali da portare avanti, battaglie da affrontare, parole antiche e nuove da scambiarci.
Adesso è tempo per me di battermi per il futuro di Palermo. Lo farò in una delle liste civiche che sosterrà la ricandidatura di Leoluca Orlando con passione. Lo farò per proseguire il cambiamento di Palermo scritto dal Sindaco Orlando, aderendo all’originale modello civico proposto per la città e per fermare il ritorno al passato guidato dai trasformisti e il populismo senza competenza. Lo farò quindi, chiedendo motivazioni alle origini del mio impegno politico. Lo farò anche ritrovando la sinistra, grazie al coraggio di Roberto Speranza e di tutti coloro che hanno deciso di ridare voce ad una cultura politica defenestrata e mortificata nel PD. Ci stiamo ritrovando in tanti! E questa è davvero una bella notizia per la sinistra.

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