D’Alema: “Il Pd è diventato un potentato elettorale irriformabile”

per Gian Franco Ferraris
Fonte: .targatocn.it
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La vera domanda non è perché ce ne siamo andati, ma come abbiamo fatto a resistere tanto”.

E’ un Massimo D’Alema sferzante, sarcastico, spietato, quello intervenuto ieri sera a Cuneo per dare avvio all’attività della sezione cuneese di “Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista”.

Ad accoglierlo un centinaio di ex esponenti del Pci insieme a dirigenti e quadri sindacali, per lo più già un po’ attempati, che ascoltano compiaciuti, annuiscono ma non si spellano le mani per applaudirlo.

Presentato da Giancarlo Boselli e Fabrizio Botta, in un intervento durato poco meno di un’ora e mezza, l’ex presidente del Consiglio, facendo ricorso a quell’oratoria tagliente che gli è propria, ha menato fendenti a man bassa.

A tratti bilioso, D’Alema ha paragonato Matteo Renzi alla “brutta copia del berlusconismo” e ha osservato: “Temo, a questo punto, che la gente preferisca l’originale e non è un caso se la destra, che pure è divisa, torna ad avere consenso”.

Ha contestato a Renzi l’autoreferenzialità e la diffusa pratica dell’autoesaltazione del capo, ma anche scelte che ha affermato “ci hanno allontanato dal nostro elettorato di riferimento. Come possiamo ancora aspettarci – ha detto – che dopo aver messo le dita negli occhi ad operai e insegnanti e aver sostenuto una politica fiscale a vantaggio dei ricchi la gente ci dia ancora fiducia?”.

Ha tracciato un quadro drammatico della situazione economica nazionale – 4 milioni e 600 mila poveri assoluti, disoccupazione giovanile a livelli vertiginosi, ripresa economica annunciata ma mai realmente perseguita – puntando il dito contro Renzi e le scelte “sciagurate” del suo governo.

Dopo aver velatamente (ma nemmeno troppo) lasciato intendere che il connubio con Denis Verdini è maturato sulla base di inconfessabili intrecci massonici, ha sottolineato che l’Italia ha perso prestigio internazionale e che le sconfitte elettorali di Roma e Torino hanno una paternità che a lui – Massimo D’Alema – è ben chiara.

Se concede un giudizio appena più mitigato nei confronti di Paolo Gentiloni – “lui almeno ha un volto umano”, ha detto – drastico e senza appello è invece quello nei confronti del Partito Democratico. “E’ diventato un potentato elettorale irriformabile. Dopo una gestione fallimentare possiamo solo attenderci il naufragio definitivo anche dell’idea, che – ha affermato – non tarderà ad arrivare”.

Non potevamo assistere indifferenti a questo stato di cose. La mia generazione, che non è estranea a colpe – ha osservato recitando un unico, fugace mea culpa – non può assistere indifferente allo sfascio. Abbiamo l’obbligo morale di reagire e di dar vita ad una nuova forza politica che ridia coraggio e speranza al popolo della sinistra”.

In coda un viatico per Boselli: “Questo non significa che non possiamo sostenere candidati sindaci di area Pd che lo meritino (allusione non esplicitata ma evidente a Federico Borgna), avendo però lo sguardo rivolto alle prossime politiche, perché sarà quello – ha concluso – il nostro primo vero banco di prova”.

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