Fonte: huffingtonpost
di Alessandro De Angelis – 25 gennaio 2018
Liberi e Uguali, ovvero un tragico big bang finale. Da Milano a Lampedusa. Se ne va anche Pietro Bartolo, il medico “salva-migranti”, simbolo di una diversità etica, politica, uno dei volti di ciò che sarebbe dovuto essere questo progetto a sinistra del Pd, ma non è. Rottamato nelle ferree leggi dell’oligarchia nella compilazione delle liste. A Bartolo era stato offerto il collegio di Pavia, incerto, in quella Lombardia diventata la Mecca dei paracadutati. Nei due collegi affianco, più sicuri, dietro Laura Boldrini, c’è Alessio Pasquini, il portavoce, collaboratore, assistente di Grasso che lo considera come un “figlio” a cui dare un lavoro. Oggi il medico di Lampedusa, nei giorni scorsi aveva declinato l’offerta Andrea Iacomini, il portavoce dell’Unicef. Peppino Caldarola, direttore della rivista Italianieuropei, fotografa così la situazione: “Siamo all’implosione. Ma non è l’implosione dovuta allo scontro di una componente contro l’altra. È una implosione di fondo di un ceto politico che mira all’autosopravvivenza, non preventivando alcuna capacità di sopravvivere socialmente se non con la politica. Senza alcuna diversità rispetto al partito di Renzi e di Berlusconi”.
È un quadro sconcertante per un progetto all’inizio. Pippo Civati due giorni era sul punto di mollare. Massimo D’Alema è nero, consapevole che su questa vicenda si sta certificando il fallimento di un progetto mai nato: mesi di avvitamenti politicisti nell’attesa di un leader, poi l’attesa di Grasso che non si è rivelato tale, le liste come paracadute, senza idee, slancio, fantasia, mentre i sondaggi attestano una certa freddezza degli italiani, rispetto all’ambizione della doppia cifra. Nico Stumpo sarà blindato in Calabria in due listini, Francesco La Forgia, capogruppo uscente alla Camera sarà blindato in due listini in Lombardia, ma al Senato (sarebbe stata una bestemmia nel vecchio Pci), Roberto Speranza ovunque in Toscana (nel proporzionale) e nel Lazio, Fratonianni a Torino e Pisa. Ecco, tutti i big hanno parecchi collegi plurinominali. E in ogni regione c’è una rivolta, a pochi giorni dalla chiusura delle liste. In Sicilia è stato catapultato Guglielmo Epifani. Due giorni fa si è svolta una assemblea infuocata. Questo il testo: “Il coordinamento regionale non ci si riconosce nei metodi che negano i principi fondanti di trasparenza e di rappresentatività di Leu, mortificano larga parte dei territori e deprimono le importanti energie positive presenti in tutte le provincie siciliane”. Racconta un esponente del coordinamento: “Stamattina ci hanno comunicato da Roma che non c’è niente da fare. Le liste non sono in discussione. Molti non si candideranno, in queste ore ci arrivano messaggi del tipo: siete peggio del Pd. La verità è che abbiamo un gruppo dirigente di tanti Schettino che, appena capito che si affonda, si vogliono mettere in salvo”. Ecco.


