Le liste di LeU sono la dimostrazione della difficoltà a costruire qualcosa di buono. Il caso Andrea Pertici

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Brunello Mantelli, Andrea Pertici, Antonio Floridia, Paolo Marchesani, Gian Franco Ferraris, Massimo D'Alema,

di Andrea Pertici – 28 gennaio 2018

Un ringraziamento e un augurio

Chiuse le liste elettorali, mi sembra opportuna una precisazione rispetto al fatto che nelle ultime settimane il mio nome è stato più volte fatto come possibile candidato nella lista di Liberi e Uguali. La richiesta mi era pervenuta sia dal livello nazionale sia da molti territori toscani, e si era concretizzata nell’assemblea regionale di Firenze.
Avevo valutato di candidarmi per il lavoro su programmi e proposte svolto in questi anni con Giuseppe Civati e poi con Possibile e, infine, negli ultimi mesi, partecipando all’elaborazione della “nuova proposta” su cui si erano basate le prime Assemblee territoriali e quindi quella nazionale da cui è nata la lista di “Liberi e Uguali”, al cui programma, come delineato da Rossella Muroni nell’ultima assemblea nazionale, ho poi contribuito.
La mancata realizzazione delle condizioni per una mia candidatura – come ho detto quando me lo ha chiesto Il Tirreno – mi lascia sereno: non avevo mai considerato prima nella mia vita questa eventualità, ma mi sono messo a disposizione di fronte alla richiesta di coloro che ritenevano che potessi essere utile anche in veste di rappresentante. Tuttavia so che anche facendo il mio lavoro, che è bellissimo, potrò concorrere a quel progresso materiale o spirituale della società che l’art. 4 della Costituzione afferma essere dovere di ogni cittadino, ciascuno con la propria attività.
Davvero grazie alle molte persone che hanno così fortemente sostenuto questa ipotesi. Continueremo a confrontarci e a lavorare insieme, portando avanti molte belle proposte e risposte #nelmerito.
Rimango naturalmente a disposizione con le mie competenze di costituzionalista per quanto potrà essere utile al nostro progetto. Credo, infatti, nella necessità di un progetto progressista (e per questo mi sono così direttamente impegnato nella sua nascita), che si fondi sul rispetto delle regole, a partire da quelle costituzionali, e in questo senso auguro buon lavoro e una buona continuazione a tutte e a tutti.

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di Gian Franco Ferraris, 4 febbraio 2018

Con questa bella dichiarazione – sobria e elegante –  Andrea Pertici ha commentato l’esclusione dalla lista di Liberi e Uguali in Toscana.  Forse anche perchè Pertici è di Viareggio e in questa città ho tracorso le lunghe vacanze estive in casa delle mie zie della mia adolescenza, ho pensato sovente alla sua ingiusta esclusione.

E’ stata una adolescenza piuttosto solitaria e malinconica, le zie mi impedivano di giocare a calcio (per un presunto difetto alla “mitrale”) e trascorrevo le giornate a spendere i denari che con prodigalità mi elargivano. Passavo lunghe ore al caffè Fappani a vedere il passeggio, leggendo giornali, qualche libro da Cuore a 13 anni a Pavese a 16, fumetti (Tex e l’Intrepido), a pensare alla ragazza di cui ero innamorato  (che frequentava un giovane più grande) senza comprendere l’esistenza del sesso, a vedere più volte gli stessi film. La sera poi dalla mia stanza in via Mentana, ascoltavo involontariamente le lunghe chiacchierate che faceva Ferruccio Valcareggi con i suoi amici, nel giardino dell’albergo Royal. Valcareggi era sempre vestito con la tuta della nazionale di calcio che allenava in quegli anni 1968-71 ed io avevo sofferto assai per un altra esclusione, quella del mio idolo Gianni Rivera nella finale dei mondiali contro il Brasile.

L’esclusione di Pertici è ingiusta perchè Pertici è stato un protagonista della campagna referendaria per la difesa della Costituzione e avrebbe portato in parlamento le sue competenze di costituzionalista. Di più, è stata anche irrazionale, infatti su Nuovatlantide gli interventi di Pertici sulla Costituzione sono stati letti da un maggior numero di persone rispetto alla somma di tutti gli interventi del ceto politico di Liberi e Uguali (con l’esclusione di Bersani e D’Alema). Non ho ancora compreso se questa classe politica è solo egoista oppure non è consapevole della profonda frattura tra politici e cittadini.

Roberto Speranza è capolista alla camera in ben tre collegi oltre che a quello natio di Potenza. La stessa cosa della Toscana è capitata in altre parti d’Italia dove sono stati catapultati candidati che non conoscono il territorio e sono sconosciuti agli elettori che dovrebbero votarli.

Tuttavia, mi ha colpito anche la reazione di molti sostenitori di Pertici, in buona parte appartenenti al gruppo Possibile con segretario Giuseppe Civati che sul web si sono lasciati andare agli attacchi più feroci nei confronti di MdP e Sinistra Italiana. Questi compagni non hanno compreso neanche le fatiche di Civati che è stato in questi anni tra le poche persone coerenti sia nel rispettare i valori fondamentali della sinistra (jobs act e “buona” scuola) che nel ricercare l’unità tra le deboli forze della sinistra per il semplica motivo che non c’era alternativa concreta a quello che di fatto siamo riusciti a combinare. Un atteggiamento autodistruttivo e ostile pure verso i compagni che con generosità si sono candidati, senza alcuna possibilità, nei collegi uninominali e che sono tutti compagni di grandi qualità, perchè nonostante le fragilità e gli egoismi di una ristretta parte della classe dirigente (non più di 15) le liste di Liberi e Uguali sono decorose e immensamente migliori delle altre forze politiche in campo.

E’ stato attaccato in modo inconsulto pure Pietro Grasso senza rendersi conto che Grasso si sta impegnando con grande equilibrio e saggezza, confermando di essere una persona perbene e di grande qualità.

Le cose sono andate in questo modo anche in conseguenza delle diavolerie di questa legge elettorale truffa imposta da Pd/Forza Italia con l’avvallo della Lega, legge che è stata combattura senza ambiguità dai parlamentari di LeU. Il problema è che la legge e le pessime liste degli avversari (prevedibilissime)  avrebbero consentito di speculare per ottenere un risultato nettamente migliore ma, per mancanza di consapevolezza, il ristretto gruppo dei capi e anche la base hanno colto l’occasione delle liste per attaccare ingiustamente e a testa bassa l’intero progetto di ricostruire la sinistra possibile.

Nello specifico, avrei apprezzato che i sostenitori di Pertici – vista l’impossibilità di ottenere il collegio proporzionale (con buona possibilità di successo) di reclamare il collegio uninominale di Viareggio. Purtroppo sia il ceto politico che i contestatori, condizionati dai sondaggi, si sono dati perdenti prima di giocare la partita. Al contrario, si sarebbe dovuti scendere nel campo di battaglia elettorale con tutt’altro spirito e distinzione.

Ricordo che l’accusa da più parti rivolta alla sinistra è quella di fare una operazione di ceto politico, intesa ad ottenere la conservazione del posto in parlamento. Non si tratta qui di vedere se questa accusa sia vera o falsa, ma dobbiamo riconoscere che questa accusa ha successo e di fatto impedisce di trovare quella connessione sentimentale con il popolo italiano indispensabile per essere votati non solo dai tifosi, ma da una parte importante dell’opinione pubblica. Questi sentimenti fanno sì che anche la presenza di tanti candidati di grande qualita e popolarità rischiano di essere svilite in questo contesto. Faccio un ultimo esempio seppur discutibile (se volete), in questo mese di gran lunga il testo più letto è quello della candidatura (nel proporzionale) di Giulio Cavalli.

Il bello che già a maggio Massimo D’Alema aveva previsto tutto in vari interventi ma è stato inascoltato e anzi non ho letto alcuna risposta nel merito, a meno che la risposta fosse l’inopinata incoronazione di Pisapia che ha fatto solo perdere tempo, fatti che la dicono lunga sulla fragilità, la mancanza di consapevolezza e i ritardi che dobbiamo affrontare.

«L’alleanza per il cambiamento ha una potenzialità che va molto al di là della somma delle singole forze. Dovrebbe nascere da un processo costituente, attraverso la rete e una serie di assemblee, con una grande consultazione programmatica. E dovrebbe comportare elezioni primarie sia per l’indicazione dei candidati (un punto forte dell’intesa Berlusconi-Renzi è il mantenimento delle liste bloccate), sia per la scelta di una personalità che guidi questo processo».

“Io penso che quello che non si deve fare è una riunione di tutti i segretari dei partiti e dare l’idea di un cartello, viceversa serve un processo democratico aperto a tutti quelli interessati, che si misura su principi e valori, eleggendo un’assemblea nazionale costituente democraticamente legittimata e votata dalle assemblee locali. Come primo obiettivo ci si dà quello di avere un’unica lista, poi quello di creare una formazione politica nuova, che nasce per convergenza e confluenza. La capacità di attrazione di questo processo c’è e colma un vuoto che non è riempito dal proliferare dei partitini, i quali anzi sono percepiti come simbolo di debolezza; viceversa la gente è pronta a spendersi per un progetto più grande. Serve la generosità di mettersi in gioco in un processo e di scompaginare le proprie piccole appartenenze, e non invece difendere ciascuno la propria parrocchia: questo per costruire una sinistra importante nel paese. Noi abbiamo il dovere, anche per la storia che ha avuto l’Italia, di ricostruire una grande sinistra. Serve più serietà nella politica, c’è una parte del Paese che ha un senso di rimpianto verso un’altra epoca, verso una classe dirigente che era tale e che aveva il senso dello Stato: noi dobbiamo offrire anche questo. Quindi serve una formazione politica seria che propone le cose che si possono fare davvero. Oggi le dimensioni di una forza politica di questo tipo non sono ponderabili, perché ancora non c’è.”

Le cose sono andate diversamente dagli auspici di D’Alema, possiamo dire che in termini di approfondimento politico, condivisione di programmi, scelta democratica dei delegati e della classe dirigente tutte le assemblee –  dalle Fondamenta MdP al Brancaccio hanno lasciato a desiderare.

A questo proposito mi ha illuminato il commento di Brunello Mantelli a un mio precedente pistolotto:

“Analisi corretta. Manca però il dato che anche a livello locale i dirigenti si sono autoeletti. E tra il trombone nazionale paracadutato e la trombetta locale autoctona, il primo in genere è meglio”.

Diciamolo, le assemblee locali sono da anni una passerella per i politici di turno e ricordano più un rosario tra fedeli che un vero approfondimento delle questioni politiche. Oggi più che mai si dovrebbe fare come il Concilio di Papa Giovanni XXIII che ha girato l’altare verso il popolo. Per fare questo fondamentale cambiamento è necessario che si trovino le sedi idonee e le teste disponibili a passare dagli slogan alla condivisione profonda dei problemi e all’impegno. Oggi per ricostruire la sinistra, difendere la democrazia e affrontare i problemi del Paese è più importante un partito “pensante” che di sinistra, il cardinal Martini in un’intervista non divise il mondo  tra cattolici e non, ma tra persone pensanti e non pensanti, anche perchè i poteri che governano il mondo hanno tutto l’interesse di occultare la verità.

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di Antonio Floridia – 29 gennaio 2018

E, INFINE, Liberi e Uguali. È inutile nasconderselo: questa fase di definizione delle liste rischia di provocare un serio danno di immagine a LeU. Se ciò è accaduto, o rischia di accadere, è giusto chiamare a risponderne il «quartier generale». Ma quale è il vero capo d’accusa che si può sollevare? Molti problemi sono nati proprio da una debole capacità di governare politicamente, «dall’alto», questa delicata fase, e da una sottovalutazione dei rischi che potevano derivarne. I vertici di LeU hanno alimentato aspettative illusorie di «partecipazione dal basso»: ma la coperta era troppo corta, dato il numero ristretto dei candidati e degli eletti ipotizzabili anche nella più ottimistica delle previsioni.

MA SOPRATTUTTO quella che è generalmente mancata è una vera e generosa propensione al rischio, decisiva nel momento in cui si avvia un nuovo processo politico, tanto più necessaria date le caratteristiche del sistema elettorale. Non può essere un caso se si è diffusa una pessima impressione: quella di un ceto politico-parlamentare preoccupato solo di auto-riprodursi. Nessun facile moralismo «anti-politico», beninteso: realisticamente, non si può pensare che una tale logica sia eliminabile. Ma qui sembra che si sia andati oltre la cerchia di chi è comunque legittimato dal ruolo di responsabilità politica fin qui ricoperto.

LE LISTE potevano essere un momento in cui dare slancio a questo progetto politico, «smuovendo» anche i sondaggi, che ristagnano da un mese: questo, almeno per ora, sembra accaduto solo in parte. L’eccesso «protezionistico» ha prodotto effetti negativi, sommandosi ai meccanismi folli di attribuzione dei seggi previsti dalla legge elettorale (ad esempio, la clausola per cui, in caso di pluri-elezione, l’elezione «scatta» nel collegio in cui la lista ha ottenuto il peggiore risultato!) Da qui, la moltiplicazione delle pluri-candidature e l’ulteriore riduzione degli spazi, anche solo per candidature «di servizio» che potevano essere un fattore di mobilitazione.

AL FONDO, TUTTAVIA, agisce anche un elemento cruciale, che ci riporta all’inizio del nostro discorso: l’assenza di un partito degno di questo nome, con procedure democratiche che permettano una compiuta legittimazione dei gruppi dirigenti e delle loro scelte. Senza questo elemento, e senza – per fortuna! – alcuna legittimazione carismatica dei Capi, le necessarie scelte «dall’alto», quali che esse siano, recano con sé un alone di arbitrarietà.

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e la replica su facebook di Paolo Marchesani:

È una riflessione seria, dal mio punto di vista un po ristretta in quanto considera la fase di formazione liste e non quelle precedenti. Se c’è malumore nella formazione delle liste di L&U, credo che sia essenzialmente perché, pur sapendo della scadenza della legislatura, nei mesi precedenti, non si è fatto (meglio sarebbe non si è voluto fare ) una vera fase politica costituente di questa forza di sinistra. Si è fatto un cartello elettorale e, come tale viene percepito. È indubbio che ad oggi le differenze di fondo tra Art.1 e Sin.Italiana permangono tutte (basta ascoltare gli interventi dei vari personaggi ) e Grasso, pur nella rispettabilità della sua storia, non mi pare abbia autorevolezza politica per amalgamare. Questo è un dato. Nonostante ciò, penso che l’esperienza di L&U vada fatta, altrimenti una parte di popolazione si troverebbe ancora di più sconertata trail rifiuto del renzismo, la non credibilità dei 5stelle e inutili aree di estrema sinistra che più che pensare al popolo, pensa alla sua autoreferenzazione. Probabilmente il risultato elettorale di L&U non sarà eclatante (anche se lo spero) ma,sarà in capo al suo gruppo dirigente dal 5 marzo non disperderlo ma, dimostrare nella prossima legislatura che in Italia si può tornare a fare vera politica sociale.

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Liberi e Uguali è l’unica possibilità di un’azione politica che voglia essere qualcosa di più e di meglio che di impadronirsi del potere per soddisfare interessi personali o di gruppo, quello di interpretare i nuovi bisogni e i nuovi diritti, delle persone che la nostra società in rapida trasformazione, tende a trascurare.

Ben vengano le donne e gli uomini di buona volontà. Il cammino, non bisogna illudersi è ancora lungo – lunghissimo. Ma l’unico modo di arrivare è quello di mettersi coraggiosamente per strada, e di non lasciarsi frenare dagli ostacoli frapposti dagli interessi costituiti.

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