Consigli non richiesti ai ‘vincitori’ del 4 marzo

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 20 aprile 2018

Appare sempre più evidente il ‘trappolone’. Una legge quasi proporzionale, come una vischiosa tela di ragno, sta avvolgendo i due ‘vincitori’ elettorali e li sta immobilizzando. Chi diceva che il Rosatellum era uno schifo di legge, aveva ragione, ma non aveva calcolato l’effetto ‘tattico’ che la stessa avrebbe prodotto (e per cui era nata): spingere impotenti in un angolo i quasi certi ‘vincitori’ del confronto alle urne, Lega e 5stelle. Nella migliore tradizione italiana, le leggi elettorali si fanno per non far vincere i vincitori (come il Porcellum) o per prendere tutto il cucuzzaro, prevedendo inizialmente di prenderne solo una parte (Italicum). Così si capisce anche la scelta aventiniana di Renzi, il ‘fermi tutti’ intimato al PD: un modo per lasciare i ‘vincitori’ alle prese con la contraddizione di una legge elettorale che non certifica alcun vincitore ma solo percentuali più o meno grandi di seggi di cui disporre in Parlamento. Salendo sull’Aventino, il PD renziano completava l’asse tattico: dopo la legge che non fa vincere, lo spettacolo della ‘non vittoria’ e della paralisi offerta dai ‘vincenti’ in sede di formazione del governo.

Certo, il Paese e i suoi problemi nei calcoli renziani non esistono. Renzi viene sempre prima dell’interesse generale. L’Italia esiste solo come base all’espediente tattico cui accennavamo. Non si è trattato di dare un governo alla nostra penisola, ma di giocare a poker con Lega e 5stelle, mettendo in campo la carta del proporzionale e dell’Aventino per gettarli in un angolo. Puri calcoli, puro interesse di parte, niente più. Berlusconi sta facendo la sponda a questo percorso renziano, restando come una granchio appeso a Salvini, impedendogli così, in qualche modo, di ‘decollare’. Il riflesso ‘governista’ nel PD (Franceschini, Orlando…) si sta schiantando, dunque, contro la ‘macchina’ tattica messa in campo per tempo dall’ex e tuttora segretario, che ha scommesso nella mancata formazione del governo e nella conseguente delusione prodotta nell’elettorato d’opinione che si era spostato soprattutto su 5stelle. Il messaggio renziano è chiaro: ‘vedete, dirà, non sono in grado di formare un esecutivo, sono solo chiacchiera e distintivo, noi siamo pronti invece, se Mattarella lo vorrà, a prenderci le nostre responsabilità, oppure ad andare di nuovo al voto’.

Che cosa dovrebbero fare i ‘vincitori’, invece? Uscire dal tunnel della campagna elettorale e tentare la sorte della formazione di un governo. Muovere nell’unica direzione che possa garantire un’autonomia a entrambe le forze politiche ‘vincitrici’. Un governo Lega-5stelle per fare una legge elettorale maggioritaria e tentare così di sgusciare dall’angolo in cui si sono (e li hanno) cacciati. Cambiare contesto, mutare cornice, insomma, e giocarsi in un bel ballottaggio finale il governo a novembre. Dovrebbero quindi procedere, non arretrare, giocandosi la posta invece di mimare un bluff oppure passare del tutto la mano. Se non fanno il governo ha vinto il ‘tattico’ di Rignano. L’elettorato è volitivo e mutevole, d’altronde, soprattutto quello di opinione che ha conferito ‘forza’ ai 5stelle. E se la forza non si capitalizza e non si investe, resta poc’altro da fare, se non chiudersi a riccio in vista di una fase futura ancor più complicata di questa da gestire. Dopo di che, questi miei sono soltanto consigli non richiesti. Non sono di quella parte politica e faccio solo l’osservatore. Rosico, però, all’idea che l’Italia stia scomparendo dall’oblò, e che la politica dei ‘nuovi’ si giochi tutta sul piano tattico e personale. È questa la vera jattura: da quando domina una logica maggioritaria, l’interesse dei giocatori supera sempre quello generale, e il tavolo si restringe ai mazzieri che si guardano in cagnesco per addentare il potere. Ridateci una legge proporzionale, allora, ridateci la qualità politica della Prima Repubblica. Non vedo altre strade. E ho detto tutto.

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