Gli individui sparsi del popolo gialloverde

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 21 dicembre 2018

I sondaggi raccontano un’Italia terrorizzata e piena di rancore. Che sceglie Salvini, il respingimento degli immigrati, la diffidenza se non l’ostilità verso l’Europa, il fai da te e le vie brevi in materia di giustizia, e che vuole utilizzare le risorse (in deficit) come spesa corrente trasferita verso questo o quell’individuo, piuttosto che investimenti sul lavoro, sulle infrastrutture e la manutenzione urbana, sui servizi socio-sanitari, sull’istruzione pubblica. Quello che colpisce di più è la totale assenza o quasi di consapevolezza sociale. Ciò che conta è solo l’individuo, il Sé. Paradossale se ci pensate, visto che è tutto un gran parlare di popolo (soggetto collettivo necessariamente composto di individui organicamente connessi). Parlare di popolo e vedere solo individui non è solo strabismo politico, è ideologia pura. Ossia quella lente che ci spinge a scorgere una data cosa quando la realtà è tutt’altra. Ci raccontano una sinistra lontana dal popolo e un governo gialloverde invece nelle sue prossimità. Non è così. Perché il ‘popolo’ è solo una sommatoria di individui soli e sparsi, che per primo ha scelto di risolvere individualmente ciò che potrebbe essere invece un progetto collettivo debitore alla politica di strumenti e progetti. E poi perché si sta lavorando sulla lenta demolizione della ricchezza sociale, in nome di soluzioni freddamente individuali.

È questo lo scenario in cui operano oggi i ‘vincenti’ ma soprattutto i ‘perdenti’: individui come schegge impazzite a fronte di risorse pubbliche sempre più depauperate. Questo è il senso di ‘vuoto’ che si vive. Un vuoto di socialità, di relazioni, di senso del pubblico, della cura, della disponibilità a cogliere le relazioni, come se il destino dell’individuo fosse individuale, non invece comune a tutti, non una grande impresa collettiva. E il paradosso, un altro, è che la nostra vita è comunque parte di un ordine più grande fatto di lingua comune, di cultura condivisa, di atteggiamenti collettivi, di simboli che governano le nostre esistenze, pienamente immerse al loro interno. Eppure ci raccontano che ognuno di noi è un individuo, che esistono solo individui e non la società, che solo ‘smistando’ personalmente 80 o 100 euro a chi rischia la fame ci si salva, e non invece pensando in grande, secondo una prospettiva. Ideologia è anche quando ti nascondono l’effettiva realtà delle relazioni sociali, o peggio te le negano recisamente. Un senso della sinistra, il principale, è riportare a galla l’affogato della società, il suo articolato, i suoi rapporti, rimettendo di nuovo il mondo sulle sue mille gambe. Solo così la democrazia riacquisisce un senso, uno spessore e i soggetti sociali una rappresentanza, ben oltre gli impulsi incontrollati, la rabbia istintiva, l’esplosione dei ‘perdenti’ destinati a queste condizioni a restare tali, e i rissosi cortocircuiti politici che fanno tanto tendenza e tanta audience sui media, ma abbrutiscono uno scenario già orribile.

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