di Raniero La Valle
UN’ALTRA LETTERA ALLE SARDINE
Ho trovato un’altra lettera in bottiglia, non so da dove venga né dove vada. È indirizzata: “ALLE SARDINE”. Il mare ne è pieno. Il Mediterraneo più di tutti. Galleggiano insieme ai cadaveri, insieme a diplomi di scuola che restano stretti al loro cuore, insieme a pagelle scritte in curdo, insieme a documenti d’identità, o “papiers”, tutti zuppi e ormai inutili, insieme a pagine scolorite del Corano, o addirittura a libri tascabili arabescati imbevuti di sale e di “Sure” islamiche. Vangeli no, non ce ne sono. Credevano di trovarlo qui, il vangelo, dove venivano a salvarsi, ma qui non è quello che hanno trovato. La lettera, più chiara di quella precedente, dice così: “Care sardine, vedo che siete convocate a Roma, il 14 dicembre, alle tre, a piazza san Giovanni, e poi in ogni altra città e borgo. È una voce che corre dovunque e parla per tutti, come in altre resistenze. È una cosa buona e giusta, è già una cosa buona e giusta questo unirsi e gridare, e profetare, ma non è ancora tutto; non basta se scendiamo in piazza solo perché non siamo d’accordo con le idee di Salvini; dobbiamo scendere in piazza perché vogliamo separarci dalla causa delle idee di Salvini, la durezza di cuore; è questa che dobbiamo estirpare, la durezza di cuore, anche nostra, che è il ripudio dell’Altra e dell’Altro, del Tedesco e della Nigeriana, dell’Argentino e del Palestinese, di chi accoglievamo volentieri quando cantavano le cicale, e scacciamo quando come le formiche vogliamo trattenere per noi quello che abbiamo. E nemmeno basta cambiare il cuore di pietra in cuore di carne, bisogna su questo nuovo cuore costruire un’altra politica. Allora sì, per fare questo, in ogni piazza dovremmo essere un milione!”


