Fonte: La Repubblica
Elena Dusi per ”la Repubblica”
Un sistema immunitario più allenato grazie alle vaccinazioni dell’ infanzia.
Potrebbe essere il punto di forza per cui i bambini affrontano il coronavirus con sintomi blandi.
L’ ipotesi di Mihai Netea, 51 anni, uno dei più importanti immunologi al mondo, professore all’ università di Radboud in Olanda, sarà testata in uno studio clinico.
Perché i bambini si ammalano in modo leggero?
«La forma grave si presenta con due caratteristiche: immunoparalisi e iperinfiammazione. Immunoparalisi vuol dire che le difese dell’ organismo vengono sopraffatte dal virus.
Iperinfiammazione vuol dire che l’ infiammazione, un processo utile nella zona presa di mira dal virus (i polmoni), diventa troppo estesa e crea grossi problemi all’ organismo.
Per effetto della battaglia tra il microrganismo e il sistema immunitario i polmoni si riempiono di liquido e rendono difficile la respirazione».
Nei bambini invece?
«Abbiamo tre ipotesi. La prima è che il sistema immunitario è immaturo e non riesce a scatenare un’ iperinfiammazione. Ma il ragionamento può valere solo nei primi due anni di vita. La seconda è che i bambini si affidano molto di più al sistema immunitario innato che non a quello adattativo. Il primo è quello con cui veniamo al mondo. Il secondo apprende e si modella in base ai microbi con cui entriamo in contatto, e nei bambini è meno formato. Può darsi che contro il coronavirus il sistema innato sia più importante».
Il ruolo dei vaccini?
«È la terza ipotesi. Può darsi che i vaccini rendano il sistema immunitario più reattivo non solo contro la malattia bersaglio del vaccino, ma anche contro le altre infezioni. In parte, dunque, anche contro il coronavirus».
Che argomenti ci sono?
«I bambini che hanno fatto il vaccino contro la tubercolosi detto “Bcg” soffrono il 30-50% in meno di malattie respiratorie stagionali, raffreddore incluso. Non sappiamo se lo stesso beneficio valga per gli adulti.
Stiamo per avviare un test somministrando il Bcg al personale sanitario in prima linea contro il coronavirus.
Vedremo se verrà in parte protetto».
Altri test in programma?
«Calcoleremo se gli operatori del sistema sanitario olandese vaccinati contro l’ influenza saranno colpiti meno dal coronavirus. In questo caso consiglieremo a tutti di immunizzarsi il prossimo autunno.
Se anche il coronavirus fosse stagionale, scomparirebbe con il caldo ma tornerebbe con il freddo».
Ci sarebbero vaccini più efficaci di altri, in questo effetto “di sponda” contro il coronavirus?
«Non lo sappiamo».
Come si spiega che i casi gravi siano più numerosi fra gli anziani?
«L’ intero sistema immunitario, sia innato che adattativo, si indebolisce con il tempo».
Alcuni farmaci riducono l’ iperinfiammazione. È una strada promettente?
«Il razionale è giusto. I risultati li vedremo. Nei casi gravi non abbiamo altra scelta che tentare».
Aspettare che si crei un’ immunità di gregge è sensato?
«Ha ragione chi sostiene che il virus non è contenibile e chi non verrà colpito oggi lo sarà in autunno. Ma rallentare il contagio è importante.
Da qui all’ autunno possiamo imparare tanto sul virus e come fronteggiarlo. Potremmo dimezzare la mortalità, portandola allo 0,5 o 0,3%. I miei colleghi delle università di Utrecht e Rotterdam hanno appena annunciato di aver messo a punto un anticorpo monoclonale capace di neutralizzare il coronavirus. Ci vorranno mesi per le sperimentazioni, come per un vaccino. Ma è proprio per questo che il tempo rubato al virus è prezioso».






