Secondo una concezione positivistica, scientista, materialista in senso estremo (e secondo la destra) i cittadini sono massimamente ‘gregge’, ossia zoé, nuda vita, piuttosto che bios, vita strutturata anche socialmente e politicamente, vita che accampa diritti, vita che esige protezione, vita che vuole umanità. In quanto tali, in quanto gregge, è possibile affrontare le crisi mettendone a rischio l’incolumità, la sanità e appunto la vita-zoé. Perché? Perché così costa meno al resto della società e, nello stesso tempo, si evita la crisi economica, e dunque un prezzo troppo alto per garantire successivamente la risalita e una nuova crescita (e dunque il benessere dei cittadini-bios – quelli più giovani, più ricchi, più intelligenti, ancora utili alla società, prima che degradino anch’essi nella zoé). È una visione nuda e cruda, ma tant’è. Inizia a fare breccia non solo tra i potenti, quelli garantiti da un qualche bunker simbolico contro il virus, ma anche tra chi oggi freme e non sopporta più la quarantena, in special modo gli intellettuali, che, a differenza della gente comune, a non essere protagonisti, a non avere relazioni, proprio non ci riescono. Gli intellettuali, si sa, hanno bisogno dei cenacoli e dei salotti, oltre che di una vita mondana brillante e soddisfacente.
Il tema capitale della fase due è proprio questo. Non solo riaprire le attività con tutte le cautele e le misure di sicurezza possibili, ma fare i conti con questa opinione pubblica, che, giunta a questo punto, pur di uscire di casa e tornare alla propria vita, vede di buon occhio anche il sacrificio della zoé (anziani, fragili, malati, poveri). Che, certo, dovrebbe restarsene isolata in casa fino a nuovo ordine, mentre attorno si svolgono apericene e convegni come se non ci fosse un domani. Se il compito del governo Conte era stato già immane all’apertura della fase uno, oggi diventa complicatissimo. Tutta una folla che aveva accettato per paura del morbo di starsene chiusa in casa, oggi preme per uscirne tout court, quasi senza criterio, anche perché l’estate sta arrivando, come cantavano i Righeira. Chiedo, quindi, all’esecutivo di tener duro dinanzi alle pressioni di Confindustria, di essere rigoroso sulle procedure di sicurezza, di non cedere alle sirene dei demagoghi, di tenere la destra lontanissima dal governo, di giocarsi bene la partita in Europa e di avere ben presente che non è mandando al macello la zoé (come purtroppo pare si sia fatto anche in queste settimane in certe regioni del nostro Paese e nel mondo) che si risolve la crisi epidemica ed economica attuale. Al contrario. Solo quando anziani, poveri, lavoratori più umili, operai dell’industria e dei servizi, immigrati, cittadini delle periferie diverranno bios a tutti gli effetti, solo allora potremmo dire che un passo avanti significativo è stato fatto per tutti. Non prima di allora, per quanto i salotti, le spiagge e i pub si siano intanto riaffollati.


