2017: Con Marcella e Pisapia – la più bella estate della mia vita

per Gabriella
Autore originale del testo: Fausto Anderlini

Quella del ’17, a ben pensarci, fu la più bella estate della mia vita. Per gli annessi e i connessi. L’adunata dei resti della sinistra sconfitta ma liberata come una comitiva, una vacanza politica itinerante fra fondamenta e camere d’albergo in compagnia degli amici e della compagna. Eccitante companatico in ripetuti picnic di affetti eleusini condivisi nell’initmità di una ritrovata aristocrazia (se non ierocrazia) esistenziale. La perdita, la ricerca, la rinascita. Riti officiati da una èlite di massa letteralmente ‘dilettante’, ovvero propensa a ogni diletto (e delitto). Nei bagordi persi una quota non indifferente del Tfr, ma valse la pena. Un lusso libidico così forte che ancotra non ho smaltito i postumi. Al centro di quella ricerca un mistero. Quello incarnato da Pisapia: il federatore del piccolo ulivo dell’esterno indicato da Bersani come mallevadore del grande ritorno della sinistra di governo. Fino alla sua reiezione e all’investitura di Grasso fu uno spasso che valeva il prezzo della trasferta. Come si giunse ad investire su personaggi così comicamente inadeguati? La spiegazione sta probabilmente nel mistero celato nel gruppo dirigente post-comunista. Singolare melange. e coazione a ripetere, della sindrome del Dio minore e di quella acuta consapevolezza della storia.che schiaccia il comprendente in un senso colposo, quasi religioso, di inadeguatezza rispetto alla ‘grandezza’. Indice di un animo veramentge passionale. Conosco Bersani, D’Alema e il resto della compoagnia. Nervi dei nostri nervi, sangue del nostro sangue, E’ per via di questo mistero che quando viene il momento si manda avanti qualcunaltro. Immancabilmente il cretino che ci fa ridere. E così fu. Mi manca Pisapia, e talvolta anche Grasso. Quel loro confusionario incedere, quelle sgrammaticature, quel pubblico imbarazzo, quelle elucubrazioni inconsistenti quanto indecifrabilie, quel piccato senso della dignità spingta sino al grottesco. Ma dove cazzo son finiti? Abbiamo ancora bisogno di vivere l’epopea episapiodica.

 

Fausto Anderlini – 14 luglio 2017

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