D’Alema: “Per la ricostruzione del Paese, occorre a sinistra un albero più grande”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Massimo D'Alema
Trascrizione di Giovanna Ponti
Non è che le affinità elettive, le passioni politiche, si esauriscano mai, la mia la conoscete e risale al tempo di quella fotografia lì.(Giovanna Ponti)
GLI AUGURI DI D’ALEMA AI COMPAGNI DI ARTICOLO 1 IN UNA RIUNIONE ZOOM DI IERI SERA

“Abbiamo vissuto un anno certamente molto difficile e giustamente Chiara Geloni ricordava i compagni e anche gli amici che non ci sono più. Lo abbiamo attraversato dignitosamente. Io credo, e voglio dirlo a nome della base in questo caso, mi sono sentito rappresentato bene. Per quello che era possibile le persone nella cui azione politica mi sono riconosciuto si sono comportate con grande dignità, in particolare Roberto Speranza, con sobrietà, con impegno, cioè con quelle virtù antiche che vengono dalla nostra storia e dalla nostra scuola che fa piacere vedere testimoniate in una persona giovane che ora ha il compito di guidare, ma nella quale si può avere fiducia. Adesso il mio augurio è quello di tutti gli ultimi anni e cioè che sia veramente un anno di rinascita. Ci vorrà un po’ perché decolli l’anno di rinascita. Da meridionale penso anche che lasciarsi alle spalle un anno bisestile è comunque un fatto positivo perché ha portato male, in modo terribile, persino al di là delle peggiori attese. Rinascita per il Paese naturalmente che dovrà ritornare a crescere, ritornare a comunicare, ritornare a vivere come comunità, ma anche rinascita per il nostro mondo. La sinistra deve tornare a guardare oltre l’emergenza. In fondo una delle cose più straordinarie di un anno drammatico è che alcuni dei valori fondamentali, delle idee, di una certa visione della società che noi abbiamo, sono tornati ad essere necessari, non solo per noi, ma direi per tutti. Una certa idea di solidarietà, il primato del valore della vita umana, della persona, su quello delle ragioni del profitto, il primato di grandi beni comuni che sembravano dimenticati nel nome dell’individualismo, un’idea che torna ad essere necessaria e può tornare a guardare al futuro oltre l’emergenza. Lo sforzo che deve essere chiesto soprattutto a chi oggi ha la responsabilità di guidare è di spingere lo sguardo un po’ più lontano, C’è bisogno di un’opera di ricostruzione, c’è bisogno di una prospettiva, anche svincolata dalle responsabilità del governo. Non sono ottimista circa la possibilità che si proietti nel futuro stabilmente l’esperienza del governo che stiamo vivendo, la vedo ancora purtroppo molto legata alla emergenza. Forse il futuro riserva al Paese governi molto meno confortevoli dell’attuale, ma non mi preoccuperei di questo. Si può anche stare all’opposizione, anzi forse per un certo periodo sarebbe anche utile, però dobbiamo tornare a dare al Paese un punto di riferimento forte. In questo anno che abbiamo di fronte ricorderemo i cento anni del PCI. Senza nostalgie, diciamo, io adotterei la frase che Putin ha pronunciato a proposito dell’ Unione Sovietica quando ha detto “Chi volesse ricreare l’URSS così come era non ha cervello, ma chi non ne abbia rimpianto è un uomo senza cuore”, applicherei al PCI questo concetto. Ma cosa era quel partito? Era un riferimento sicuro, era una forza che svolgeva un ruolo di educazione, di formazione, di inclusione del popolo nella vita politica democratica. Insomma, abbiamo bisogno di ricostruire qualcosa che svolga la stessa funzione, in modo nuovo naturalmente, ma con la consapevolezza che se non c’è una forza di questo tipo il Paese è più fragile. Questo sarebbe il compito a mio giudizio, la prospettiva verso la quale indirizzare il nostro impegno, avendo la consapevolezza, direi l’orgoglio, che questa piccola forza la sua parte l’ha fatta, la sta facendo, e insieme la modestia di sapere che una forza come Articolo 1 o è un seme da cui poi nasce un albero più grande oppure prima o poi perde senso. Ecco, io spero che cominci a crescere questo albero più grande.

TANTI AUGURI!
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