Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La vicenda vaccini e le ansie dell’opinone pubblica
La vicenda delle vaccinazioni e di Astrazeneca merita rispetto, perché è un tema davvero delicato. L’incidenza di decessi (18 su una sessantina di casi) sul totale dei vaccini effettuati (25 milioni circa) è dello 0,00007% (dati Skytg24), dunque molto, ma molto contenuta. Siamo nell’ordine di un rischio bassissimo, un miracolo se pensate che il vaccino è nato in solo pochi mesi. Rischio che è contenuto in misura anche maggiore persino rispetto ai farmaci di uso comune, di cui taluni abusano quotidianamente con sciocca leggerezza e negligenza. Peraltro, anche gli altri vaccini, seppure in misura inferiore, hanno prodotto casi avversi di vario tipo. Johnson & Johnson, per dire, conta già 5 casi trombotici, e in Italia deve ancora sbarcare. Così Pfizer e Moderna: non esiste il rischio zero, esiste semmai la possibilità di intervenire sull’effetto collaterale specifico, nel momento in cui la vaccinazione di massa ne abbia posto l’evidenza.
Perché è questo il punto. In sede di sperimentazione iniziale, fatta su poche centinaia di individui, fenomeni collaterali molto contenuti come la trombosi di cui si parla non possono emergere, ovviamente. È solo la vaccinazione di massa a darne segnale, esigendo una contromisura terapeutica. Ecco perché anche gli altri vaccini, ora che se ne fanno milioni, stanno presentando anch’essi dei casi, pur se in misura minore. Peraltro, c’è solo il sospetto di connessione tra vaccino e trombosi rara, nessuna palmare certezza, e questo rende tutto molto più aleatorio. La cosa sicura, purtroppo, è che tutti i farmaci comportano rischi ed effetti collaterali, e l’opinone pubblica non può ritenere che la strada delle vaccinazioni di massa possa essere totalmente sgombra.
Quindi. Se riflettessimo sul fatto che solo ieri in Italia sono morte 627 persone, dieci volte di più in un solo giorno del totale mondiale dei casi sospetti (ma non tutti letali) di Astrazeneca, avremmo un quadro più realistico delle effettive argomentazioni da svolgere a riguardo. Ecco la prima: se avessimo vaccinato quelle persone, oggi esse non sarebbero morte. E siccome si tratta per lo più di anziani, se le Regioni avessero DAPPRIMA vaccinato gli anziani e POI quelli appartenenti alla categoria “altri” (tipo giovani avvocati o giovani funzionari di Prefettura, come pare sia avvenuto), avremmo di sicuro meno decessi giornalieri, come invece purtroppo accade. La seconda: se adesso togliessimo dal piano vaccinazioni Astrazeneca, vi sarebbe un’impennata tale di decessi (compresi molti di coloro che preferiscono piuttosto non vaccinarsi) e il piano subirebbe uno stop così forte, da mettere in dubbio qualsiasi ipotesi di riapertura futura a pieno regime.
Non solo pagheremmo un tributo di sofferenza e di morti altissimo (la letalità del Covid è attorno al 3% dei contagiati, non lo 0,00007% dei vaccinati), ma entreremmo in un tunnel di depressione personale e collettiva tale, che metterebbe a rischio la nostra stessa coesione sociale. Mi chiedo. Perché l’opinione pubblica non presta attenzione anche a queste argomentazioni? Perché non sa soppesare da se stessa tutti i costi e tutti i benefici e, invece, cerca solo rassicurazioni assolute, tecnicamente assolute, matematicamente dimostrate, che peraltro non esistono? Certo, la colpa non è solo sua. È stata formata, educata ideologicamente all’idea che l’immortalità possa esistere, e che tutto si faccia per vedere sviluppata e potenziata la vita, mai depressa. E all’idea che la Tecnica possa davvero mutare la natura umana, rendendola eterna o quasi. E questo non aiuta nei momenti in cui l’umanità, invece, mostra tutti i suoi limiti e tutta la sua finitezza.


