L’accoppiata Padoan-Orcel all’Unicredit con Draghi a Palazzo Chigi fa bingo

per Gabriella
Autore originale del testo: Giovanni La Torre
Fonte: i gessetti di Sylos
l’accoppiata Padoan-Orcel all’Unicredit con Draghi a Palazzo Chigi fa bingo
L’Unicredit ha scelto: salvo sorprese dell’ultimo momento, sarà Andrea Orcel il nuovo amministratore delegato, e affiancherà, anche questo salvo sorprese, Padoan che sarà il presidente. Non voglio affrontare la questione dello stipendio stratosferico che verrà riconosciuto al nuovo ad, il quale non ha nulla a che fare con la produttività marginale dello stesso (per usare una terminologia cara ai neoliberisti), ma voglio dire qualcosa sulla nomina in sé.
Orcel ha un profilo professionale non proprio in linea con le esigenze di una banca commerciale. La sua esperienza è quella delle banche d’affari, dove gli utili non si fanno con la differenza tra interessi attivi (sui prestiti) e passivi (sui depositi e le obbligazioni), ma soprattutto, se non esclusivamente, con le “commissioni” che si lucrano nelle attività di “consulenza”. Lo staff ha una mentalità completamente diversa: deve massimizzare le commissioni, e a questo fine l’aggressività commerciale deve essere assillante e anche spregiudicata, fino a far venire spesso il sospetto che ci siano connivenze tra il management del cliente e i dipendenti della banca, sospetti e connivenze alimentati dalle molto pingui commissioni (attenzione: non stiamo affermando che questo sia il caso delle banche frequentate da Orcel e ancor meno che il personaggio abbia adottato certe pratiche commerciali, si sta facendo un discorso in generale). La fama di Orcel è quella di essere bravo, appunto, a moltiplicare le predette commissioni, ma non altrettanto come manager che deve organizzare, gestire e motivare una struttura dove le competenze e la bravura non si misurano con il saper moltiplicare, appunto, le provvigioni ma con ben altri criteri un po’ più complessi e articolati.
Ma allora perché è stato scelto? Potrebbe essere che la proprietà e il board della Banca abbia comunque deciso di puntare su questo manager “a prescindere”, se mai modificando la propria politica commerciale oppure – e qui non vorrei essere “maligno”, come mi ha definito un mio autorevole lettore – potrebbe essere legata alla molto probabile acquisizione del Monte dei Paschi.
Andrea Orcel è stato il funzionario della Merryl Linch che ha gestito l’acquisizione di Antonveneta da parte di Monte dei Paschi, cioè di quell’operazione sciagurata che è all’origine del fallimento della banca più antica del mondo. Il comunicato stampa di Mps dell’epoca recitava: “Mps precisa anche di essere assistita da Merrill Lynch International in qualità di lead advisor finanziario”. La Merryl Linch, in pratica, ha certificato il valore di acquisto il quale, secondo i più, era di gran lunga sovrastimato (9/10 mld contro 6 mld di euro, e la differenza chissà dove è finita). E’ quindi, a pensar male, l’uomo ideale per compiere ora la fusione per incorporazione del Mps in Unicredit di cui, ripeto, si sta già parlando, perché chissà se avrà mai la voglia di fare le pulci al bilancio della banca acquisita. E poi, una volta fusi i bilanci e le gestioni (Geronzi docet) non si capirà più nulla se un domani Unicredit dovesse andar male, se la colpa è della nuova acquisizione o della stessa Unicredit.
Padoan, dal canto suo, da ministro si è dovuto occupare di Mps pompando oltre 5 mld di denaro pubblico e quindi anche lui ha tutto l’interesse ad accasare quella banca senza troppo clamore e senza che si scavi troppo nel passato.
L’approdo infine di Draghi a Palazzo Chigi è l’ultima manna dal cielo e completa la trinità, perché il san Supermario era governatore della Banca d’Italia quando quella sconsiderata operazione Mps – Antonveneta andò in porto. Allora egli, che aveva il compito di vigilare sulla stabilità del sistema bancario, voltò la testa dall’altra parte e consentì che la banca senese si scavasse la fossa da sola, con tutto quello che ne è conseguito in termini di dissipazione di denaro pubblico (della serie “Draghi è un efficiente gestore del denaro pubblico”). A beneficio di chi? Anche su questo Draghi girò la testa dall’altra parte (della serie “Draghi è al disopra dei maneggi della politica”).
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