Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La Costituzione “di fatto”
Oggi il Cerasa sul Foglio spiega perché Draghi dovrebbe andare al Quirinale, ossia il Palazzo più stabile (sette anni), invece che restare a Palazzo Chigi, il Palazzo invece più instabile (ma come, non erano i cattivoni della Prima Repubblica a far saltare la sedia ai premier come se niente fosse?). L’autore dell’articolo, a riguardo, elenca passo passo i poteri del Presidente della Repubblica previsti dalla Costituzione, e ne vien fuori che, effettivamente (anzi “di fattivamente”) un Capo dello Stato in Italia, se volesse, potrebbe condizionare moltissimo la vita politica della Repubblica (intesa come Cosa Pubblica, non il gruppo GEDI). Secondo la Costituzione, “di fatto”, il Presidente nomina il premier, i ministri e revoca questi ultimi, richiama all’ordine il premier stesso chiedendogli di presentarsi alle Camere, promulga le leggi, indice nuove elezioni, ecc.
«Mica male» annota il Cerasa, in special modo riguardo alla nomina del premier (come dire che Draghi potrebbe indicare un uomo di sua fiducia e, in tempi eccezionali come questi, persino una sorta di suo clone). Il semi-predenzializmo “di fatto”, di fatto potrebbe già essere previsto nella Costituzione, tutto sta a interpretarla col favore dell’opinione pubblica e di certi costituzionalisti compiacenti e agguerriti.
Dunque, di cosa parliamo quando parliamo di Presidente di garanzia (che è la mia unica opzione, peraltro)? Abbiamo presente lo scenario opposto, quello per cui l’eccezione si prolungherebbe per altri sette anni? A cui si sta pensando, come vedete, a garanzia del controllo completo dei rivoli del PNRR in direzione dei bonus giusti? Come dice Cerasa, peraltro, il lavoro di Draghi a Palazzo Chigi sarebbe ormai finito, ora servirebbe un gestore, un clone appunto, che ricalchi del maestro l’impronta e concretizzi. Questo il piano. Mentre si fa la battaglia sacrosanta per un Presidente di garanzia, si pensi anche a chi vuole, invece, un Presidente che garantisca “di fatto” altre cose, anche a costo di fare strame della democrazia rappresentativa e della Costituzione Italiana.


