Gilioli: “Giorgia Meloni abiura al fascismo: Parigi val bene una messa”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alessandro Gilioli
“Il video in tre lingue in cui Meloni abiura il fascismo ha un significato chiaro: e cioè che da oggi e fino al 25 settembre per lei la questione è chiusa. Con un anticipo di oltre 40 giorni, per spegnere sul nascere domande imbarazzanti e costruire la rete di relazioni che le sarà indispensabile per governare.
La classe dirigente del suo partito è scarsa, inesperta e di provenienza missina: improbabile quindi che mandi avanti i vari Lollobrigida, Fazzolari e Donzelli, i tre del suo cerchio più stretto, per non dire del vecchio La Russa.
Più spendibile è sicuramente Guido Crosetto, che tra l’altro non viene dal Msi. Ma per farsi accettare nei salotti giusti non basta, così come non bastano i video poliglotti.
Per questo in questi giorni è in corso una fitta rete di telefonate, contatti, avvicinamenti.
Il florilegio di nomi in salita quindi è ogni mattina sui giornali, dal banchiere di Morgan Stanley Domenico Siniscalco all’economista Fmi Fabio Panetta, fino all’ad di Eni Descalzi. Nelle prossime settimane se ne aggiungeranno altri.
Finora, va notato, tutti maschi di potere e tutti membri a pieno titolo dell’establishment che Meloni e la cosiddetta destra sociale dicevano di voler mandare a casa.
Perché il fascismo è sicuramente “consegnato alla storia”, come dice Meloni. Ma il suo metodo, dal 1922, funziona sempre: lisciare il pelo al popolo nei comizi, per poi continuare a fare comandare le élite economiche.”
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