Scrivo ai nazionalleghisti attuali (amici e nostalgici dei sovietici) e ai loro camerati neofascisti pentagonisti con i quali governano, anche per rassicurare il ministro Lollobbbrigggida, che la sostituzione etnica nelle città del Nord c’è già stata negli anni ’60, con i parenti del ministro, di Larussa e della Meloni, etc e nessun leghista osa dirlo. Ammetto dal Purgatorio in cui mi trovo insieme a Baget Bozzo (ve lo ricordate il prete socialista savonese che scriveva le prefazioni ai libri di Fidel e votava Berlusconi e diceva che l’occidente sarebbe finito senza cristianesimo, dovreste ripensarci, l’occidente esiste ormai solo più come squallida difesa di una posizione che non esiste manco più, si è diffuso ovunque dimenticando il cristianesimo, come culto del nudo profitto, ricerca di ragioni senza senso, non certo la mia idea di efficienza, quando mai rivedrete personaggi come me e Baget Bozzo?), sto Purgatorio più simile a un cantiere del sud che al Purgatorio dantesco (quante domande sulla propria identità dovrebbe farsi una destra così rivendicando Dante come fondatore!!), ammetto di essermi sbagliato da una parte, il federalismo sarebbe subito diventato in Italia, come ogni altra buona idea, una cosa da terroni, io pensavo al nord Europa o alla Mitteleuropa, come Cattaneo, a politiche ambientali, sociali, di protezione dell’agricoltura e dell’artigianato e del commercio locali, ad una qual certa dimensione civica, di comunitarismo ma europeista, ma nel frattempo l’Italia alla quale parlavo io conteneva già i semi dell’Italia terrona del terzo millennio, la storia è puttana. Il Risorgimento è stata una rivoluzione fatta per ordine di un re, rinnegando le più pure energie risorgimentali: Mazzini, Pisacane (ancorché non mi ci riconosca), il fascismo è stato come diceva Gobetti l’autobiografia di una nazione che è nata rinnegando la propria storia, distorcendola, chiamando barbari coloro che l’avevano salvata e formata: i Longobardi, che con la loro civiltà avevano permesso di rivitalizzare la civiltà imperiale romana decadente da cui nasce la nostra presente pseudocivilizzazione: la società individualistica che schiaccia gli individui, la società di massa ripiegata su una dimensione privatistica e una concezione onfaloscopica di tutto in cui ogni punto di vista privato diviene generale e viene replicato all’infinito come fossero parole sante, senza visioni, il mondo virtualizzato consumista ipertecnologico di stronzi parvenu che sfoggiano e fanfaroneggiano e insultano la mia memoria votando Lega e candidandosi per la Lega. Le regioni come sono state fatte non rispettano nemmeno i confini storici culturali, hanno replicato il modello centralista romanocentrico per venti volte, rendendolo forse se possibile oso dire persino peggiore. Le politiche regionali non hanno dimostrato né di essere più virtuose né più attente alla valorizzazione di lingue, tradizioni, culture e bisogni locali, anzi, e con la scusa del governo centrale speraperano e dissipano in mille rivoli energie e soldi pubblici, quando avrebbero a disposizione i poteri per fare con intelligenza cose eccezionali. Il federalismo attuale, come avevo profetizzato, realizzato del resto dalla sinistra, mentre si correva il rischio dell’egemonia neonazionalista con Fini (di fronte al quale il governo nazionalpopolare fascistoide meloniano dovrebbe indignare ancora di più eppure lascia mi pare molto più neutri di una qualsiasi battuta da pirla di Berlusconi), è un federalismo molto più estremo di quello da me pensato, senza nemmeno chiamarsi federalismo. L’idea di una trasformazione in tre stati confederati: Padania, Etruria, Mediterranea, avrebbe davvero reso europea l’Italia e più democratica, non tante regioni con tanti poteri, ma tre marcoregioni quasi-stati, più controllabili, che avrebbero dovuto governare insieme in un Direttorio. Invece si è trasformato tutto in una terronata per rubare più soldi. La civiltà terrona è una civiltà pervasiva in Italia che non ha assolutamente più né forse ha mai davvero avuto connotazioni solo regionali, ma transregionali, non prendersi responsabilità di niente, non avere visioni, tirare avanti da parassiti con il massimo guadagno a qualsiasi costo e il minore dispendio di proprie energie, non avere senso del buono e del bello, della storia, del contesto, se conviene lasciar fare qualsiasi cosa e poi dare la colpa sempre a qualcun altro, a qualche forza estranea e cattiva o distorcendo patologicamente la realtà dei fatti o comunque non avendo fatto niente per evitare che le cose andassero così, Manzoni aveva fatto da questo punto un grande ritratto dell’italianità e nessuno se ne è reso conto, per via dell’attenzione sul provvidenzialismo, ma il vero parassita è Renzo. Ci sono sempre poche persone invisibili disseminate che si espongono, usano la loro intelligenza e permettono che nonostante tagli e sprechi tutto vada avanti, disprezzati dai più. Ora si inventano i sussidi per la natalità quando siamo già troppi, senza regole demografiche e edilizie la bruttezza è cresciuta a dismisura, devastando i nostri centri storici, la natura, poi ce la prendiamo con gli animali. I sussidi ovviamente saranno un acceleratore di sostituzione etnica per i soli cittadini che fanno tanti figli, i non italiani, ammesso che poi esista un popolo italiano, forse sì ormai è tutto omologato, appiattito, asfaltato culturalmente, ma geneticamente la varietà presente in Italia è enorme impossibile farne una razza, del resto l’antinazionalismo e l’antifascismo e antiimperialismo erano i nostri capisaldi ideali, noi ci sentivamo dei colonizzati e non volevamo colonizzare nessuno e ce lo siamo dimenticati. E anche intendendo identità etnica come identità culturale, allora dovremmo prendere atto dei dati di fatto e invece di essere disumani fare poderose campagne culturali di integrazione e assimilazione, tanto certo non saranno quelli che sono al governo a rappresentare la nostra identità culturale o qualsiasi cultura in generale, con la loro idea di diritti, di multe fasciste per i forestierismi, di intelligenza artificiale, managerismo e videogiochi nelle scuole, con le loro leggi da talkshow, il reato di anti-italianità, etc etc. Io ho molto più in comune culturalmente e geneticamente con un mitteleuropeo o un nordeuropeo che con molti membri di questo governo, ho persino più in comune con gli immigrati africani di Como che parlano con la mia pronuncia o addirittura usano il mio dialetto. Per quanto alcune idee mi allontanino da Elly Schlein, tutto sommato, come ho sempre pensato che certi grandi conservatori si siano poi dimostrati molto più liberal e progressisti di tanti progressisti, penso a Churchill, De Gaulle, Malcolm Fraser, Goldwater, forse se fossi ancora fra i vivi avrei votato di nascosto Elly Schlein, basta vedere la mappa del suo elettorato alle primarie, Bonaccini era chiara espressione del padrinato meridionalista rappresentato dal duumvirato De Luca-Emiliano. Lei invece sintetizza idee diverse, identità fluide, intorno a principi più che posizioni. Nel Sud l’hanno votata solo in Sicilia, in fondo una regione a sé, l’unica del Sud ben collegata a tutta Europa e che si possa girare bene in treno, regione che ha dato grandi filosofi e personaggi come Sciascia che guardava al Nord Europa, più della maggior parte dei ras leghisti attuali, e metteva in guardia dal pericolo della meridionalizzazione dell’Italia. Schlein, per altro anche cittadina svizzera, è in ritardo quello che avrebbe potuto essere la sinistra italiana se nel 1956 il PCI fosse stato con la rivoluzione ungherese e Imre Nagy e avesse tagliato con l’URSS, aprendosi a laici liberali, socialisti e socialdemocratici e cristiani indipendenti. Dopo è stato troppo tardi e i più non capiscono ancora oggi. Avrebbe potuto nascere in seno a quel movimento un movimento federalista e europeista, in grado di rivendicare sia Trotzky sia Carlo V e il suo impero universale come grande precursore, sia Tommaso Moro e Erasmo, sia la Lega Lombarda contro Barbarossa, Dubček e anche la lotta nordirlandese e tutte le dissidenze nel mondo contro governi espressione di imperialismo e etnocidio. Ricordatevi l’universale sta nelle radici, l’uomo che conosce la sua provincia è quello che può diventare vero cittadino del mondo e lanciare grandi ponti. Ma ormai chi parla di radici è sradicato. La provincia è devastata. Bossi mi preferì Speroni, un ignorante che faceva sfoggio di ignoranza rivendicando che gli ignoranti devono essere per democrazia rappresentati.
Io volevo usare i capi di mafia per trattare con i capi nordafricani come gli americani avevano fatto per sbarcare in Sicilia per pacificare il Mediterraneo. Non so se avrebbe funzionato ma di sicuro la mafia esiste ancora lo stesso, esiste una mafia globale mondiale legale che è il monopolio dei giganti del commercio virtuale i quali praticano gli stessi metodi: caporalato, sfruttamento, prevaricazione della concorrenza. Inoltre gli stati hanno fatto accordi clandestini con ogni tipo di criminalità organizzata. La mia idea era alla luce del sole e non ci avrei guadagnato nulla.
Gianfranco Miglio (Francesco Bonicelli Verrina)


