Viviamo tempi di omologazione epistemologica. Tante persone considerano assurdi, impossibili o al più non conoscibili i concetti che alludono a mondi, forze ed esseri spirituali. L’epistemologia prevalente della nostra cultura tecno scientifica sostiene che ogni conoscenza che possiamo raggiungere, certa o ipotetica, deve basarsi sui sensi fisici, il ragionamento induttivo e la matematica applicata. Questo atteggiamento cognitivo è prevalente, ma non è l’unica possibilità che si presenta alle nostre coscienze quando vogliamo sollevare il velo sugli enigmi della vita. Come detto in articoli precedenti, nel corso dell’evoluzione abbiamo lasciato indietro la visione onirica dei mondi sopra sensibili a cambio della possibilità di sviluppare la libera individualità nel mondo. Abbiamo per così dire perso la visione veggente per acquistare la coscienza ordinaria rivolta al mondo materiale.
Possiamo riacquistare a un livello superiore la coscienza dei mondi spirituali? Questa la domanda che si pone. La risposta è sì. La pratica del pensare privo di pregiudizi e libero da scorciatoie automatiche è la porta di entrata alla visione che include esseri e forze spirituali. È un passo necessario per comprendere gli enigmi del mondo. Già il pensare che si libera dai condizionamenti si orienta nella giusta direzione. Vi sono esercizi in cui l’anima, normalmente dedita ai fenomeni sensibili, sviluppa coscienza di sé. Ma questa condizione deve essere creata per mezzo di esperienze meditative dell’anima, e ne rappresenta un ulteriore sviluppo. Valgo qui una metafora per chiarire meglio il tema. Lo sviluppo di queste facoltà latenti può considerarsi il raffinamento dell’organizzazione umana che forgia uno strumento atto a indagare i mondi spirituali. Analogamente, le sostanze minerali vengono elaborate e raffinate per costruire un telescopio alla fine del processo.
Non tutti noi siamo disposti a immergerci in tali esperienze meditative che rafforzano l’anima al punto di raggiungere la visione spirituale. Che fare allora? Possiamo già comprendere e considerare vero quanto ci dice il ricercatore spirituale chiaroveggente, perché il pensare senza pregiudizi e condizionamenti è già una forma di vivere tra entità spirituali. Qualcuno a questo punto salta su e dice: “Io non posso accettare l’informazione spirituale se prima non divengo io stesso un veggente “. Ma sarebbe come un bambino che durante la gestazione rifiutasse le forze e il nutrimento che gli viene dalla madre e volesse aspettare fino a procurarseli da solo. Proprio come l’embrione del bambino accetta quanto gli viene offerto, allo stesso modo noi che non siamo veggenti possiamo accettare e apprezzare le verità della scienza spirituale. Se basato su un profondo sentimento per la verità e su un pensiero chiaro e preciso, lo studio degli insegnamenti spirituali è perfettamente possibile anche prima che tali mondi siano percepiti. Se si leggono le comunicazioni circa i fatti sopra sensibili nel modo giusto si sta già vivendo nella corrente dell’esistenza spirituale. Un atteggiamento corretto risveglia i poteri di comprensione in chiunque sia disposto ad allargare la sua conoscenza, in quanto i concetti e i fatti che ci vengono comunicati sono in qualche modo già presenti in noi
Ma non possiamo pensarli ed accettarli se non li ricreiamo nell’anima. Le comunicazioni spirituali richiamano pensieri in chi ascolta e legge se il suo cuore è aperto. La chiave di tutto è quell’amore sincero per la verità obbiettiva che ci fa elevare sugli impulsi e pregiudizi egoistici. La verità è la sua ricerca dovrebbe esserci più cara dell’amore che nutriamo per noi stessi. Se ci guidiamo per questa norma ma nonostante ciò commettiamo errori, la ricerca della verità ci trascinerà avanti comunque.


