In Memoriam di Livio Ghersi

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Antonella Braga - Gian Franco Ferraris

In Memoriam di Livio Ghersi

E’ morto Livio Ghersi, un liberale di altri tempi che non ho avuto il piacere di conoscere di persona. Il nostro incontro è avvenuto tramite Nuovatlantide, mi ha sempre sorpreso che Ghersi così lontano dal pensiero “di sinistra” degli altri collaboratori, abbia scoperto il blog e inviato numerosi interventi di politica e sulle riforme costituzionali.  Anche quando non condividevo le sue riflessioni, rimanevo stupito della profondità del suo pensiero e apprezzavo (tanto) il suo punto di vista – in particolare sulle leggi elettorali.

Nel tempo mi ha commosso: è successo durante le festività dell’ultimo Natale, mi ha spedito per posta il suo ultimo libro: “Lo storicismo in Germania e in Italia (1730 – 1954)”, con una lettera mail che potete leggere in calce. Il volume di oltre 1000 pagine di conoscenza storico-filosofica, è un dono prezioso che conserverò fra le cose più care,

Nell’altra mail Livio Ghersi spiega il tenore del nostro rapporto ed è la cifra della sua adulta educazione ed eleganza.  Infine pubblico il ricordo di

Antonella Braga – Presidente Fondazione Rossi-Salvemini  Firenze.
Gentile dottor Ferraris,
 

È in corso di pubblicazione nella collana Saggi della Casa Editrice Di Girolamo di Trapani il libro Lo Storicismo in Germania e in Italia (1730-1954). Sottotitolo: I problemi del XXI secolo alla luce dello storicismo.

 Il libro dovrebbe vedere la luce ed essere distribuito prima di Natale. La cosa mi fa davvero piacere, 
perché mi è capitato di temere di non poterlo portare a termine, in relazione alle mie condizioni di salute.
Mi farebbe piacere inviarle una copia omaggio. Si tratta di un testo ponderoso. La parte storico-filosofica
è molto documentata; ma non è detto che incontri i suoi interessi.

La letteratura sullo storicismo finora è stata scritta, prevalentemente, dai suoi critici e detrattori. Ho individuato cinque cause fondamentali per spiegarne le ragioni. La prima è di natura storico-politica. La tradizione dello storicismo è soprattutto tedesca e italiana: da Herder a Meinecke, da Vico a Croce. La Germania è stata sconfitta sia nella prima guerra mondiale, sia nella seconda. L’Italia è stata sconfitta nella seconda guerra mondiale.

Gli autori dello storicismo viventi nella prima metà del ventesimo secolo erano portatori di un mondo di valori culturali antitetico rispetto a quello proprio dei fascisti e dei nazisti; eppure, la sconfitta non poteva non riguardarli. Proprio in relazione a tale pregiudizio storico-politico, va registrata una estesa e radicata diffidenza dei Paesi di cultura anglosassone nei confronti dello storicismo. Molto significativo, in tal senso, il pamphlet di Karl R. Popper, titolato Miseria dello storicismo.

Il libro mi ha offerto l’occasione di dare il mio piccolo contributo per ribadire quale importanza abbia il pensiero di autori tedeschi quali Johann Gottfried Herder, Wilhelm Humboldt, Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher, Leopold Ranke, per il periodico romantico; Wilhelm Dilthey, Georg Simmel, Max Weber, Ernst Troeltsch, per il periodo che va dalla seconda metà del diciannovesimo secolo alla fine della prima guerra mondiale; Heinrich Rickert, Ernst Cassirer, e, soprattutto, Friedrich Meinecke, già attivi nel precedente periodo, ma che fecero pure esperienza personale del regime nazista. Considero una fortuna ed un privilegio avere incontrato, per l’esigenza di studiare lo storicismo, il pensiero di personalità come quelle citate.

Naturalmente, il mio primo debito di riconoscenza è nei confronti di autori italiani, i quali mi hanno abituato a considerare in modo positivo lo storicismo e a riconoscerne il valore: penso, in primo luogo, a Benedetto Croce e a Adolfo Omodeo; ma, risalendo nel tempo, si incontra la rilevante personalità di Giambattista Vico. Così come ci sono altri autori significativi, come Vincenzo Cuoco.

Per rispondere alle critiche e smontare i pregiudizi, ho cercato di dimostrare tre assunti: 1) il concetto di storicismo va tenuto distinto dalle varie filosofie della storia; 2) lo storicismo non tende a consacrare il successo dei vincitori; quindi, non è una forma di giustificazionismo storico; 3) lo storicismo non avvalora il relativismo morale.

La conoscenza storica è compatibile con ogni fede soggettiva in ideali di emancipazione umana. Soltanto che tali fedi soggettive si spiegano ed hanno fondamento in relazione a certe caratteristiche del mondo umano. Quando le predette caratteristiche mutino significativamente, qualunque ideale, qualunque visione del dover-essere, vanno necessariamente ripensati. Non c’è un’unica strada da seguire. Non c’è un pensiero “politicamente corretto” da applicare sempre e dovunque. Secondo il mio giudizio, il maggior problema storico del 21° secolo è la sovrappopolazione mondiale: un pianeta di dimensioni finite non ha le risorse necessarie per soddisfare le aspettative di masse crescenti di persone, alle quali tutte si promettono standard di vita elevati sotto forma di diritti umani universali. Il dovere della procreazione responsabile e il governo dei flussi dell’immigrazione sono due fra le principali problematiche strettamente connesse con la realtà della sovrappopolazione mondiale.

Per quanto riguarda le conclusioni di ordine teorico-politico, immagino che su molti punti Lei potrebbe non essere
d’accordo. Il libro rispecchia fedelmente il mio attuale pensiero. Non sono riuscito a risolvere tutte le contraddizioni; ma ci ho seriamente provato.
In ogni caso, Le potrà restare come mio ricordo. Se le interessa riceverlo, dovrebbe cortesemente indicarmi
un suo indirizzo postale, presso il quale il libro possa essere recapitato. Nel ringraziarla per l’attenzione,
Le invio i più cordiali saluti.
 
Livio Ghersi
-.-.-
Caro Gian Franco Ferraris,

 
mi fa davvero piacere che il libro ti sia arrivato. Le donne sono una grandissima risorsa e, senza di loro,
la nostra vita sarebbe incomparabilmente peggiore. Non discutere con la tua morosa, la quale,
certamente, avrà un suo punto di vista per lei valido. Un caro saluto. Livio
-.-.-
Caro Ferraris,

 
Grazie a Lei, anche la “Lettera a un amico liberale sull’Ucraina” è stata pubblicata nel Sito di
Nuovatlantide. La cosa mi fa davvero piacere, anche perché il Sito è effettivamente molto interessante,
dal mio punto di vista, e ospita contributi che leggo volentieri. Indipendentemente dal fatto che li condivida,
o meno. L’obiettivo principale, che ora ci accomuna, è quello di impedire il deflagrare di una nuova guerra
generalizzata in Europa, e quindi di una terza guerra mondiale. Gli argomenti che usiamo possono essere
differenti, ma lo scopo è il medesimo. Mi spiace soltanto di averle arrecato un disturbo, per la mia
imperizia tecnica. Forse il problema nasce dal mio PC, peraltro abbastanza nuovo, che non mi supporta.
Cordialmente
 
Livio Ghersi
-.-.-

Gentilissimo, 

la ringrazio per avermi inviato la triste notizia della scomparsa di Livio Ghersi. 
Mi spiace molto e vorrei far giungere, per suo tramite, le mie condoglianze a famigliari e amici sia a titolo personale sia a nome della Fondazione Ernesto Rossi – Gaetano Salvemini di Firenze.

Ho conosciuto Livio in occasione del convegno svoltosi a Verbania nel 2007 in ricordo di Ernesto Rossi. Da allora l’ho sempre considerato come una persona integerrima, un pensatore critico e un liberale autentico, un uomo gentile e uno studioso infaticabile e, per queste sue caratteristiche, una voce scomoda per molti.
Anche se, colpevolmente, non rispondevo ai messaggi di riflessione sull’attualità che Livio aveva la bontà di inoltrarmi, li leggevo sempre con interesse, soprattutto quando non li condividevo interamente. Aprivano, infatti, sempre inediti scenari di analisi cui si univano commenti per nulla scontati. 
Ora mi rammarico delle mie mancate risposte dovute solo a pigrizia e stanchezza. Speravo sempre di avere il tempo per incontrarlo nuovamente e per avere ancora una volta il piacere di una diretta conversazione con lui. Purtroppo quest’incontro non sarà più possibile, ma ci restano fortunatamente i suoi scritti che ci consentono un ideale colloquio con lui.
La sua prematura scomparsa mi addolora ed è una perdita per tutta l’Italia onesta e seria.
Un cordiale saluto
Antonella Braga
Presidente Fondazione Rossi-Salvemini  Firenze

 

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