di Andrea Colli 20 settembre 2014
Quelli dei video messaggi berlusconiani erano testi ovattati, usati, nel gioco delle luci e della calza, come strumento principe della tecnica di trasmissione della dolcezza, a convincere, persuadere, tirare gli italiani verso di sé. Renzi non ha cura del contesto, la telecamera taglia il suo corpo in due, ma del modo con cui chiama alla battaglia. Non ha il teatro bianco dello studio nel villone di Arcore né la cravatta a pois e il doppiopetto Caraceni, ma una finestra aperta sulla piazza, la camicia bianca sbottonata al collo, il vento che soffia, il tricolore che gli copre la schiena. In piedi, giovane, vitale, desideroso della rivincita immediata, del colpo a effetto, dell’arma di distruzione di massa.
Tutela “Marta”, giovane mamma senza diritti e senza paga in gravidanza, o del piccolo artigiano senza accesso al credito, del cinquantenne senza futuro. Una scena da libro Cuore. È il popolo dei “senza” (senza diritto, senza tutele, senza futuro) contro quegli altri, quelli “con”. Che strano però, questi ultimi sono proprio coloro a cui Renzi ha appena destinato gli 80 euro, fulcro della propaganda di primavera che gli ha fatto prendere, insieme alla favorevole congiunzione astrale, il 40,8% alle Europee. Verrebbe da dire che nessuno è perfetto, se non fosse stata una mossa studiata a tavolino che non ha niente a che fare con il bene comune ma che ha molto a che fare con il senso del potere di Matteo.
Nella straordinaria manipolazione comunicativa Renzi riesce nel capolavoro: dopo aver guadagnato, grazie alla sua misura economica, milioni di consensi dal ceto medio tutelato, cambia cavallo e si accredita come l’uomo politico che guarda agli ultimi, sceglie gli ultimi. Non ha più soldi in tasca però e anzi sulla sua scrivania incombe la missiva del Fondo monetario che pare un diktat più di un consiglio: cambiare subito l’articolo 18 e poi tagliare ancora le pensioni. Renzi quindi parte dalla fine della fune: non cerca di produrre lavoro ma di agevolare il licenziamento nella speranza che il nuovo messaggio, le tutele crescenti, si trasformi da puro slogan in qualcosa di commestibile. Probabilmente, quando era lupetto non ha trovato il Rover giusto che gli insegnasse che le bugie non si devono dire e gli imbrogli i lupetti non li devono compiere.


