Fonte: Il Fatto Quotidiano
Dazi, la resa di Ursula a Trump: 15% e 750 miliardi di armi e gas
“Il grande colpo” si fa sul campo da golf. Dazi al 15% sui prodotti europei, ma restano più alti sui principali capitoli dell’export Ue. In cambio, Bruxelles si impegna a investire e acquistare beni statunitensi per un valore di almeno 1350 miliardi di euro l’anno. Venerdì scorso, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva definito l’intesa con l’Unione europea “the big one”: un accordo che riguarda scambi commerciali per circa 1.400 miliardi di euro l’anno.
Per ottenere la firma del tycoon newyorkese, in questi giorni in vacanza in uno dei suoi resort, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è atterrata a Turnberry, in Scozia. “Il più grande accordo mai raggiunto – ha detto Trump – credo che porterà molta unità e amicizia. Andrà tutto benissimo”.
Accanto a lui, seduta con le mani in grembo, von der Leyen ha commentato: “Ce l’abbiamo fatta. Grazie alle squadre di entrambe le parti. Hanno lavorato a lungo e duramente”. A guidare la delegazione statunitense c’erano il segretario al Commercio, Howard Lutnick, e il rappresentante per il commercio, Jamieson Greer. “Le entrate dai dazi sono incredibili: 700 miliardi di dollari all’anno”, ha dichiarato Lutnick in un’intervista a Fox News, poco prima dell’incontro con gli omologhi europei. Ad aprile, Trump aveva imposto dazi del 10% su quasi tutte le importazioni europee. La chiusura del tavolo negoziale era prevista per l’inizio di luglio, poi prorogata fino al primo agosto. Due settimane fa, nel pieno della trattativa, il presidente Usa ha rilanciato con una lettera a von der Leyen in cui annunciava nuovi dazi del 30%. Alla fine ieri è arrivato l’accordo. La tariffa del 15% dunque riguarderà anche i settori più delicati del negoziato: automobili e farmaceutica.
“Ci siamo stabilizzati su un’unica aliquota tariffaria del 15% per la stragrande maggioranza delle esportazioni dell’Ue. Si applica alla maggior parte dei settori, inclusi automobili, semiconduttori e prodotti farmaceutici”, ha detto von der Leyen. “Questo 15% rappresenta un limite massimo, quindi niente cumuli, tutto compreso. Fornisce la chiarezza di cui i nostri cittadini e le nostre imprese hanno tanto bisogno, e questo è assolutamente cruciale”, ha rimarcato sottolineando che “è il massimo che siamo riusciti a ottenere”.
Fuori dall’intesa restano acciaio e alluminio per i quali “non cambia nulla”, ha detto ieri Trump. Quindi una tariffa del 50% imposta dalla Casa Bianca a livello globale, con l’unica eccezione del Regno Unito, al 25%.
“Considero positivo che ci sia un accordo – ha dichiarato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, da Addis Abeba – ma se non vedo i dettagli non sono in grado di giudicare nel merito”.
Ma le aziende del continente non hanno la capacità industriale per stare al passo. “L’Ue acquisterà 750 miliardi di dollari in energia e armi statunitensi”, ha annunciato Trump. Sul fronte energetico, l’Ue ha tagliato il gas siberiano e si affida a forniture dal Golfo Persico e dai Paesi scandinavi. Per Trump, c’è grande margine di espansione. Altri due punti imposti da Washington: la regolamentazione delle Big Tech e l’uso obbligatorio di chip americani. Gli Stati Uniti chiedono a Bruxelles di ammorbidire controlli e sanzioni sui grandi gruppi tecnologici e, allo stesso tempo, vogliono imporre all’Europa l’acquisto esclusivo di semiconduttori statunitensi. L’obiettivo è duplice: danneggiare i rivali (Cina e Taiwan) e subordinare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale alle forniture Usa.


